Scapigliato giramondo, Alvise Forcellini (alias A Red Idea) dopo l’ottimo esordio del 2019 di Bad Sea Walks (recensito su queste pagine) ritorna da queste parti con nuovo disco dalle atmosfere rarefatte come suggerisce la bella copertina di A Second I Will Forget, curata da Enrico Pantani.
Dietro a questa rentrée c’è ovviamente Andrea Liuzza e la sua label Beautiful Losers, che ne avevano prodotto e distribuito l’esordio. E come tra vecchi amici, è un attimo riprendere da dove si era interrotto il discorso, ritrovare rapidamente la chimica e nuove affinità mutuate dall’esperienza, per realizzare nove estemporanei bozzetti sonori intrisi delle osservazioni e delle visioni che Alvise ha elaborato durante i suoi viaggi. Come per il precedente disco, anche in A Second I Will Forget la linearità di temi e stili è frammentaria, facendo altresì risaltare l’immediatezza e la freschezza di un folk errante, sempre incline alla ricerca musicale/spirituale, mai statico o ripetitivo. E se la curatissima produzione fa emergere un dinamismo creativo ed una spigliatezza fuori dal comune nel microcosmo indipendente, A Red Idea si conferma anche eccellente polistrumentista, suonando ogni strumento udibile nel disco, dalla consueta sei corde, fino al sax e ai synth dallo spiccato accento vintage.
Rinascita, elevazione, aspirazione al cambiamento sono gli ingranaggi che fanno muovere l’iniziale Above You, ballata da landa deserta con quel briciolo di disillusione che appartiene alla definizione stessa di resurrenzione. Lo stesso umore lo ritroviamo -seppur in altre forme, in altre manifestazioni- anche in Keep Coming, affogata in vivaci synth ove risale una melodia subito orecchiabile a ricordarci la leggerezza del farsi scorrere addosso le tante ed ingarbugliate faccende della vita. Una diversa e complessa forma di spensieratezza, è il mood In the Sunshine, il cui nucleo pulsante poggia sull’armonia e la pace di una giornata tersa. “Scrivere una canzone per me è il miglior modo di trovare risposte a domande su me stesso e sulla vita in generale” confessa A Red Idea ed è questa forse una delle chiavi di lettura per addentrarsi in quelle che reputo -per profondità e complessità- le due canzoni migliori del disco: Life Was Only (che nel chorus chiosa “Why should I care, Life was only, a second I will forget“) e I Wonder. Se la prima si presenta come un dinoccolato ed ebbro flusso di coscienza, tanto irriverente da contenere piccole briciole di saggezza; la seconda è una raccolta di brevi instantanee immortalate nella memoria, che solo dopo aver sedimentato colori ed emozioni si trasformano in spoglie riflessioni/metafore salvifiche (“It’s you, you’ll save me once more“).
Nel resto del disco A Red Idea indugia su dolci armonie di chitarra sostenute da traslunati synth in Waiting for a Sign, abbandonandosi talvolta a forme ibride funkeggiati che sembrano quasi sconfinare in un timido soul come in Your Beauty is so; mentre For you and I dimostra una certa fedeltà alle proprie radici folk, senza disdegnare le sue mille mutazioni lisergiche e pop. Chiude Episode I, una sorta di folle camera di decompressione finale, con istintivi tocchi jazzy che mi hanno fatto letteralmente impazzire.
Probabilmente è magia far sembrare semplici ed immediate canzoni o melodie che al loro interno contengono la complessità del pensiero e A Red Idea questo ludico incantesimo riesce benissimo. Non solo A Second I Will Forget contiene ballate empatiche che trasudano vita, ma sopratutto canzoni che ci fanno star bene … e quando un artista riesce a fare questo vuol dire che ha esaurito/esaudito a pieni voti il suo compito.
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recensito da Poisonheart