Palude – Zagreb

Eccolo, in bilico tra un rock emozionale dalla abrasive parabole di volumi e velocità, ed un cantato livido, senza compromessi -ivi poco incline ai facili consensi-: al primo ascolto è così che si presenta Palude, il secondo lavoro dei Zagreb, eppure oltre ad una scorza apparentemente dura si celano significati interessanti, dallo spiccato accento “sociale”.
Zagreb - PaludeL’ennesima produzione Alka Record Label stavolta prende le distanze dal pop-rock irrorato di feline pennellate volte ad una discreta orecchiabilità, per perorare la causa di un quartetto che con il rock e le distorsioni hanno costruito la loro base artistica. I Zagreb nascono nel “ricco ed operoso” nord-est nella primavera del 2014, dall’esperienza chitarristica di Alessandro Meneghello (diviso con echi di synth) e Alessandro Novello e dalla ritmica penetrante di Ermanno De Luchi e Stefano Bonaldo, apportando sensibili modifiche all’architettura di un rock tradizionale made in Italy, depurandolo dai soliti cliché machisti e dal retrogusto nostalgico e oramai rancido delle esperienze comuni a cui tutti possono attingere.
Dopo l’esordio di Fantasmi Ubriachi, i Zagreb intraprendono la strada in salita del concept, poiché in un certo senso Palude gira attorno ad un’idea univoca e centrale: la rivelazione di una realtà attanagliata da tante piccole ipocrisie ed infelicità che, come un filtro o una spugna, asciugano l’umanità da ogni qualsiasi empatia. Uno j’accuse potente sulle strofe, suonato su dinamiche che non si sottomettono allo schema della ballata rock contemporanea, ma che cercano di montare su emozioni e sensazioni che possano arrivare dirette all’ascoltatore, anche attraverso le esperienze personali dei singoli componenti. Quello che emerge con maggiore vigore, è la lotta contro l’arrivismo cieco ed insolente (I tuoi denti), l’incapacità di relazionarsi e di parlarsi con sincerità (Problema Sociale), alla difficoltà di uscire dal coro di una massa monocolore e mono-opinione (Celebrale). Eppure in tutto questo “verismo” senza morale, brillano le ballate dal brio più radiofonico come Nel Buio e la sbarazzina Vero Amore, mosse da una ventata di entusiasmo che tuttavia cela una rabbia endemica ben mimetizzata da versi e ritornelli cantati con leggiadria. 
Il concetto di palude dei Zagreb è ridondante all’interno del disco, rimarcando quel “tirate giù” da bandiera bianca, come un meccanismo naturale per la società occidentale che ci ha svezzato e cresciuto, eppure da cui ci sentiamo obbligati a reagire verso una qualsiasi ribellione: Vile ed la sua vacua decadenza melodica ne certificano perlomeno il tentativo. Nonostante il synth-pop acrilico di Presidente come bella variante al tema, è nella conclusiva Anestesia la presa di coscienza finale e definitiva, quella che smuove qualcosa dentro e che anticipa quindi l’azione contraria.

In definitva, Palude è un disco abrasivo nelle intenzioni, ma lineare e ben arrangiato nella forma, confermando i Zagreb come interlocutori musicali svegli e lucidi nel tradurre la quotidianità che li circonda, senza cadere nelle mode indie-pop del momento, mantenendo la propria cocciuta, fedele  ed a tratti rumorosa indipendenza: anche questo è un modo per uscire dalla palude!

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Alka Record Label sito ufficiale

recensito da Poisonheart

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