Shortwaves from the U.F.O Channel – Capitano Merletti

Se esistessero ancora le radio con quelle belle e grosse manopole, vi direi di girarla tutta da una parte fino alla fine (ed un pochino oltre) e sintonizzarvi sulle frequenze più lontane, quelle che forse non appartengono neanche a questo pianeta: scoprireste così il folk fluorescente di Capitano Merletti nel suo Shortwaves from the U.F.O. Channel.
Shortwaves from the U.F.O. Channel - Capitano MerlettiNon nuovo ad infatuazioni aliene ed extraterrestri, Capitano Merletti sfoggia con rinnovata freschezza un disco in cui predilige l’armonia acustica rispetto al precedente Watch Out for Satellites and Asteroids (2016) in uno spazio più intimo e melodico, nel quale gli archi conferiscono un’aria eterea e rilassata alle 10 ballate dell’album. Eppure nonostante questo scenario voice&guitar apparente spoglio, gli arrangiamenti trovano ugualmente quella chiave psichedelica seventies da interporre ad un approccio minimale e lo-fi nelle intenzioni. Effusioni wilsoniane (da Brian fino a Jonathan) toccano trasversalmente Shortwaves from the U.F.O. Channel, in soffusi momenti evocati dagli arpeggi di chitarra e dalla lucentezza di ballads a due voci (Emma Grace e Rosita Késs) dall’alta carica empatica. Tra outtake uscite finalmente allo scoperto, versioni alternative di alcuni brani del passato ed una splendida cover di Vashti Bunyan, Shortwaves from the U.F.O. Channel è il libero arbitrio di Capitano Merletti che si manifesta con un’incredibile voglia di mettersi in gioco, di ritrovare lo stridere delle dita lungo le corde di una chitarra acustica, di soffiare versi con voce calma e rotta, di tornare alle origini di un homemade prodotto con l’esperienza di un veterano.

L’aria d’apertura del violino di Dnezzar, fomenta leggiadra la poesia arpeggiata di On High Hills (già contenuta nella seconda parte di Watch Out for Satellites and Asteroids) che in questa versione si pone in bilico tra una ballata harrisoniana e la fragranza del primo Thurston Moore solista (Trees Outside the Accademy, per intenderci). Se la chitarra tesse costantemente trame pastello con buona armonia, il contributo di archi, fiati e nel caso di Morning Dream dal cantato di Rosita Késs, è sempre in primo piano, irrorando un vago e nostalgico sapore flower-power. Episodi freschissimi ed originali incantano senza retorica il cuore morbido del disco: dalla vivacità di Friday on the Moon (una Friday, I’m Love aliena), ai synth dilatati della maestosa Sail (ove il navigare diventa un’esperienza extra-musicale), passando dai caleidoscopici e vibranti ritmi di Too Much (The Bang of Love).
L’autoproduzione molto accurata si può apprezzare rotonda in Time Machine e nei suoi passi lenti ed intimistici, che amplificano quel senso di “spazialità” che il disco vuole evocare; mentre una sorta di folk-vintage (i Wilson ritornano!) volteggia nei cieli tersi di Seagulls (Analogic Signals from the Sun). Toccante la lettera senza francobollo di God Sent Me a Letter, nel quale un folk asciutto è appena spinto dalle malinconie bluastre di armonie singhiozzanti, che ci avvicinano all’epilogo del disco, prima con il songwriting intenso di Rose Hip November (più marmorea rispetto all’originale di Vashti Bunyan), per finire con rintocchi aperti di pianoforte nella maestosa Terence.  

In uscita per Pipapop Records, Shortwaves from the U.F.O. Channel è un lavoro mentalmente libero e sfacciatamente sperimentale rispetto all’esordio solista di Watch Out for Satellites and Asteroids, che tra collaborazioni ed intelligenti soluzioni melodiche pone Capitano Merletti al comando di una navicella spaziale che viaggia tra i meandri temporali della musica, senza pregiudizi o velleità sciamaniche, ma solo per il piacere di continuare a comporre e suonare melodie che vengono da quelle pieghe dell’universo che ancora non conosciamo.

Capitano Merletti facebook
Pipapop Records facebook

recensito da Poisonheart

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