Musica per Camaleonti – Ranter’s Groove

Musica per Camaleonti - Ranter's GrooveMisterioso e mesmerico progetto strumentale, Musica per Camaleonti by Ranter’s Groove è il primo long-playing in uscita per la neonata etichetta indipendente Kaczynski Editions. Un disco permeato da una sperimentazioni istintiva, fatta di uno scontro tra dissonanze non convenzionali, senza che melodia o ripetitività possa contaminare la complessità di ciascun brano. Dai moti sci-fi e influenzato da atmosfere apocalittiche, Musica per Camaleonti si mimetizza letteralmente in dinamiche lente, tracotanti per insolenza ed imperizia verso un minimalismo asciutto, che rinuncia al cantato -se non in forma parlata- ed alla forma canzone comune. Agonie celebrali irrorano una coerenza stilistica che in otto rarefatte tracce trova perfetto compimento, lasciando l’ascoltatore imbrigliato in echi e dilatazioni flebili, eppure vibranti e colorate di un nero cupo. Dietro al progetto Ranter’s Groove vi sono gli iati chitarristici pesantemente modulati di Giuseppe Fantini e l’elettronica essenziale e post-nucleare di Niet F-n, eppure nel corso del disco si possono distintamente ascoltare insospettabili ventate di archi, fiati di tromba e qualche rintocco di piano: ottimamente inglobati in questo sound minimale e arrangiato per sottrazione.

L’iniziale I Bastardi chiarisce subito musicalmente quale sarà il lief-motiv del disco, eppure è con il terzo brano Ade che si delinea il manifesto programmatico di Ranter’s Groove «In questo fiume non c’è nessuno tranne noi mostri, noi camaleonti» il tutto affogato in un oblio silenzioso e profondo, che si conclude qualche secondo dopo con una faust’oniana sentenza sociale: «Io faccio a meno di voi, e voi non contate su di me». Se le atmosfere si schiariscono appena con Technological Slavery, nella straziante 1943 Gdansk Tone si toccano apici di angoscia strumentale depennando qualsiasi forma di melodia, mentre la mansoniana Bobby Beausoleil and the Lucifer’s rising offre piacevoli nenie di chitarra che rieccheggiano in un tessuto musicale sempre estremo, ma decisamente meno avant-garde. Il disco chiude senza che l’umore claustrofobico possa rasserenarsi, complice un ululato malinconico di tromba nella finale Your sleep/my wild side.  

A tratti nichilista -ma per scelta- Musica per Camaleonti celebra la sperimentazione indipendente più pura, miscelando sensazioni e non suoni, creando un tappeto sonoro suadente ed allo stesso tempo privo di melodia. Ranter’s Groove raggiunge quindi lo scopo prefissato, riuscire a combinare sonorità ed approcci diametralmente opposti, creando -seppur minimale e grigia- un’armonia emotiva di un ventunesimo secolo distopico ed individualista, ma non così poi lontano dalla vita reale. Rivelatore …

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recensito da Poisonheart

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