Beyond (ep) – MoonSoon

Oramai genere consolidato, l’elettro-indie ha raccolto anche nelle maglie sotterranee del Belpaese un ampio ventaglio di sfumature e variazioni, dalle parabole pop ed orecchiabili, a quelle più intransigenti ed evocative; nel caso dei MoonSoon si aggiunge un’eventualità non ancora considerata: un’elettro-pop con infatuazioni seventies (euro-pop) e psichedeliche.
Beyond - MoonsoonSe già nell’esordio breve (Project 1969) il quartetto dell’alto Veneto, aveva dimostrato una buona personalità nel maneggiare arrangiamenti e vaporose atmosfere, in Beyond (rigorosamente autoprodotto) si assiste ad un’ulteriore e logica crescita sia nel songwriting, che nella scelta di gommose melodie e dinamiche affini. Complice anche un incoraggiante esordio sul palco romano del FAX Factory lo scorso dicembre, nel quartetto si fortifica la volontà di proseguire il discorso abbozzato nel precedente ep, montando mattone su mattone un granitico muro di synth curato dalla programmazione di Francesco Cadorin. Se la ritmica sembra la componente sacrificata a priori, in Beyond, le trame di basso di Enrico Bazzo suonano pastose ed avvolgenti, tagliate a sprazzi da lampi di una sei corde (by Matteo Zanchetta) acida, vivace ed incline quindi allo slancio psichedelico. In tutto questo vortice post-sonico, si eleva con grazia e sinuosità il cantato di Anita Zava, che si allinea e condensa un’atmosfera che sale lenta come la nebbia del nord-est, ricreando ellittici movimenti di pura enfasi e profondità.
Lungo i quattro brani che compongono Beyond, si delineano melliflue melodie pop (vedasi  Lighthouse), senza tuttavia avvertirne presagio, in un discorso di ricerca che è solo all’inizio e che merita ulteriori (ed interessanti) approfondimenti, magari lungo le intricate strade che portano ad un auspicabile long-playing. A tal proposito ottimi suonano i rintocchi lounge che percorrono Moonsoon, quasi sospesa a mezz’aria su di una tessitura tipicamente euro-pop. Tuttavia sopravvivono anche atmosfere più tenebrose: briciole trip-hop vaneggiano cavernose nella post-punk Darkness, rallentando i ritmi per concedersi -quasi naïf- una pausa da esternazioni più vivaci e rotonde. Samsara chiude riprendendo le redini di un elettro-pop marmoreo, morso da riff acidi e corposi che concedono ampiezza ad un sound curato ed arrangiato con già buona maturità e destrezza..

Nonostante una concorrenza elettro-indie piuttosto densa specie nel nord Italia (le radiazioni della scena bresciana non sembrano porsi limiti), Beyond offre incoraggianti prospettive per i Moonsoon, specie nell’approccio personale ai brani ed alla crescita artistica che il gruppo ha sostenuto in questi pochi anni di carriera. Bravi ad evitare emulazioni anglofone, i Moonsoon possono solo perseverare nella ricerca di nuove sonorità, aprendosi magari con maggiore enfasi alla psichedelia ed alle sue molteplici e caleidoscopiche possibilità.

 

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recensito da Poisonheart  

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