Bad Karma – Failure

Bad Karma - FailureLa lezione grunge ha pagato bene, ora sono sazio e ricco”.
Chi ha colto la provocazione può rimanere senz’altro con l’amaro in bocca per ciò che fu,  per un genere sparito dal vocabolario di tutti, in favore del ben più ammiccante indie. Stessa solfa per gli immortali metallari legati alla grandiosa tradizione degli anni ottanta,  che album dopo album hanno visto trasformarsi i loro idoli in mosci animali da circo, slavando con il tempo il loro potente sound e barattandolo con qualche coro cantabile a squarciagola da teenager che non hanno “paura del buio”. Chi ha voluto cogliere le mie allusioni, drizzi le orecchie e si cimenti nell’ascolto di una band che attinge a piene mani dal grunge e dal metal meno modaiolo, innescando una miccia esplosiva che sa detonare senza molestare i timpani dei puristi.Cattivo sangue. Cattivo karma. Cattiva band ?! In questo caso no.
I Failure sono una band genovese che agli albori nel 2003 esplose principalmente sull’onda di una rivisitazione grunge, per poi conciliare sostanza e forma con infiltrazioni metal piuttosto che cross-over. Tante contaminazioni districate in terra di nessuno, nel quale i confini sono impercettibili: le chitarre dei fratelli Mario e Tony si lanciano i riff ubriacanti ed in possenti melodie d’acciaio, la batteria di Anthony è martellante ma non mai ossessiva, mentre il basso di Davide suona equilibrato e necessario. Quindi possono piacere sia ai metallari di più larghe vedute, sia ai nostalgici dell’underground dei nomi sconosciuti, sia novizi non troppo infatuati dall’indie-e-qualcosa.

Bad Karma è un lavoro compatto e non troppo monotematico (come accade a molte band con il suffisso –core) che richiama lontanamente lo stesso lacerante compromesso hard dei primissimi Soundgarden, ma che sa perfettamente riciclarsi in un sound esplosivo e tempestoso. Ad esempio Execution, brano di chiusura che celebra in maniera pomposa il metal più canonico, grazie al dissacrante growl che s’abbatte come un onda maligna sullo scoglio di chitarre d’acciaio. Sorte simile capita a K, nel quale però permane un compromesso ben gestito, non oltraggioso ma concreto.

La title-track risorge da un ingerenza al limite del trash-metal, per mettere radici in un rock poco retorico che sa quadrarsi via via che il brano si evolve. Presente anche nella compilation “Joke’ n’ Roll” edita appunto dalla Joke Records. Silence ha licenza di un rock rabbioso e graffiante, senza compromessi, non s’intestardisce in una litania per chitarre ma sa accelerare e rallentare in maniera eccellente: il brano migliore del lotto!
Contradditori, i Failure, prima inneggiano al migliore amico (in Real Best Friend), per poi ucciderlo (nella successiva Kill my Friend); nella prima in specialmodo si assapora un retrogusto da Alice in Chains ripuliti dalla retorica. Di genere simile le infatuazioni in Forever con una buona dose di acido fuzz che non guasta mai.

Saper coniugare la lentezza formale di un grunge stagionato con l’irruenza del metal più fresco ed energizzante non è impresa facile. Difficile mettere d’accordo i fedelissimi dei due generi (dei gran brutti ceffi!), tuttavia i Failure dimostrano con Bad Karma di avere le idee chiare ma soprattutto di saperle mettere in pratica. Di questi tempi poi … meglio fidarsi!

 Failure myspace
Melazeta Studio myspace

recensito da Poisonheart
 

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