Lush – Snail Mail

Snail Mail - LushBrilla di luce propria -nel finora opaco- firmamento indie 2018, la stellina di Lindsey Jordan (aka Snail Mail) con un progetto musicale all’insegna del classico lo-fi di chitarra crunch ed un soffio di voce che, senza inventare nulla di nuovo, incanta ed appassiona un pubblico underground sempre alla ricerca di qualche sparuto artista della provincia americana da custodire ed idolatrare.
La diciottenne del Maryland aveva già documentato con discreto eco la propria adolescenza nell’ep Habit (2015), mostrando buone doti di songwriting (Thinning su tutte!) in un seppur melenso indie-pop da pagina di diario; eppure questo non ha fermato la Matador che fiutando l’affare, l’ha messa sotto contratto per l’esordio sulla lunga distanza Lush.
I toni entusiastici sono giustificati più dal potenziale che aleggia sulla testa Snail Mail (completati da Alex Bass  e Ray Brown) che dal contenuto qualitativo di Lush, abile in dieci tracce a non scivolare nel trasandato e dilettantesco, rimanendo seppur fedele ad una struttura compositiva sin troppo semplice e prevedibile. Le aperture di chitarra traslucide e dimesse, trovano nell’empatico risalire del cantato la giusta dimensione per brani riflessivi e sentimentali (Pristine, primo singolo, morde il puerile: «And I know myself and I’ll never love anyone else / I won’t love anyone else»), nel quale la ritmica segue pedissequamente gli sbalzi umorali della sei corde. Affine nelle pose nineties a Waxahatchee, e potenzialmente assimilabile ad una riflessiva Sadie Dupuis (Major Arcana), Lindsey Jordan corre su i binari di un independent destrutturato, homemade, bordeline con uno stile slacker anacronistico e provinciale, trovando perlopiù ingiustificati i paragoni atavici con le ben più consistenti e melodiche Liz Phair e Fiona Apple.

Godibile e lineare, Lush mostra segni caratteristici di un talento pronto a sbocciare -senza la solita fretta cattiva consigliera-, uno di questi cade sula ballata melancholico-amorosa di Heat Wave, capace di far breccia grazie ad uno strimpellare disilluso e quasi distratto, con qualche sbalzo di entusiasmo in un chorus tirato e canticchiabile. Episodi interessanti scivolano via senza grandi variazioni nell’arrangiamento, Golden DreamI’m not yours, know when I mean it I’m not wasted anymore») Full ControlNow when I lay back, It goes to nothing and it goes to black») sfuggono parzialmente a questa logica, rendendo l’ascolto piacevole e quasi spensierato. Difatti Lush è un disco che si consuma rapidamente, quasi senza accorgersene: il bel riff iniziale di Speaking Terms o l’emotività spaccacuore di Anytime, rimangono anche dopo il primo giro, complice un’empatia coltivata con sincerità e senza grosse pretese.
Dolcemente acerba, Snail Mail in Lush mostra le carte in regola per proseguire un percorso di crescita che potrebbe per davvero portarla -anche nel breve periodo- ai plausi di critica di Car Seat Headrest o di Courtney Barnett, a patto di un maggior dinamismo melodico e di una scrittura più matura e coraggiosa. Uno dei migliori esordi di quest’anno, tuttavia -piccola nota rompiscatole- prima di elogiare i prodotti oltreoceano, si dovrebbe guardare nella nicchia del Belpaese, poiché Adele Nigro (AnyOther), non ha davvero nulla da invidiare a Lindsey Jordan.

recensito da Poisonheart

 

 

 

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