2000 Rock n’ Roll – The Lies

Alla voce “rock-band da stadio” (epiteto di uso comune ma piuttosto incompleto), in Italia si segnala un bel “non pervenuto”. Il rock cosiddetto esagerato di marca anni ottanta, è il figlio bastardo di un glam più fashion che provocatorio, nel quale il fascino della new-wave si esaurisce in un look cotonato sopra le righe nel quale il luccichio dei glitter viene soppiantato dalle borchie. Insomma quel hair-metal del macho rude e ribelle ma dentro sensibile e amorevole. Un cliché sciocco che trova nella maggior parte di quelle band, la consacrazione ed il grande limite artistico. In Italia la pop-wave ha resistito alla tentazione più per la mancanza di cultura rock che di adulazione ed imitazione degli artisti d’oltreoceano. Infatti sono molto più frequenti le inutili, quanto deprimenti, schiere di cover-band, piuttosto che originali giovanotti che scelgono nel rock pomposo una soluzione su misura. E a volte pure convincente …

The LiesI The Lies scelgono quest’ultima opzione, ansimando una grande voglia di rock senza per forza andare a scomodare Page o Richards. Dopo una doverosa gavetta fatta di contest e concerti privati, finalmente dal 2006 iniziano a fare sul serio imponendosi come rock-band acuta e temeraria, che due anni dopo emette un sostanzioso vagito con l’ep, 2000 Rock n’ Roll. Un mini che mette tutto nero su bianco, non si perde in preamboli e s’immerge in una poltiglia grumosa nella quale convivono gli stili chitarristici di Brian May e di Slash (più il primo che il secondo, grazie al cielo!) su di uno schema molto vivace ove i richiami al blues sono ben accetti senza disdegnare alcune cadenze pop-rock. I cinque ragazzi di Chieti mostrano di essere poco acidi e lisergici, insomma nulla da spartire con il glam targato New York Dolls; le influenze riguardano tutta la sfera hair metal, senza esagerare  e senza perdersi nel peccato dell’esoso a tutti i costi.

Le 6 e 4 corde di Maudit, Sett Sertao e Kell, rigurgitano schemi già sentiti (e per taluni molto apprezzati) ma redivivi in una forma pacata e ragionata: una sorta di rivisitazione italiana del rock. Completano il quintetto, la voce  a tratti teatrale di Rancy e l’incisiva batteria di Andrew Lord. Non scappano all’attenzione della ABC Radio Networks che li trasmette con entusiasmo, tuttavia i The Lies rimangono con i piedi per terra e le orecchie attente: il mito del rock ‘n’ roll è seducente ma pericoloso. Scoperchiando il suono della band si può apprezzare una buona Reachin’ you (in hell), mordace ballata in salsa rock una via di mezzo tra Paradise City e Somebody to Love.

Camuffato da funk-rock alieno è Your Girl, che senza prendere in prestito nulla da più celebri esempi, intraprende una strada verticale verso la concretezza, . L’unico passo falso si manifesta con Nights, che prende troppo dalla scontata e pietosa retorica di Scott Weiland; tuttavia la band si risolleva con The White Way, un blues concitato impreziosito da riff corposi e cori dal sapore regale. Un ritmo sostenuto per il brano più coraggioso e più personale dell’ep, il pollice non può che essere all’insù. Per gli amanti del genere promosso da i The Lies, non si possono che tessere elogi e plausi; per chi invece storce il naso al decoro rock dell’onnipresente bello e maledetto, si fa notare i The Lies hanno argomenti più sostanziosi ed intelligenti di band coreografate come Bon Jovi o come le “Pistole & Rose” del microscopico dispotico Axl!!! 

 The Lies myspace
The Lies youtube


recensito da Poisonheart
 

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