Medusa – Capitano Merletti

E’ una vera e propria seconda vita artistica quella di Capitano Merletti (la prima fu all’insegna di arrembanti esperienze come Chinaski e Maya Galattici) che non ha mai dismesso i panni del menestrello acustico, né tantomeno ha rinunciato al piacere della scoperta e della sperimentazione artistica. Sebbene il ruolo di deus ex machina dell’etichetta Pipapop Records lo abbia assorbito quasi completamente, è sempre rimasta sottopelle la volontà di scrivere e suonare nuovo materiale con l’endemica curiosità di un ragazzino. A distanza di cinque anni da Shortwaves from the U.F.O Channel (leggi recensione), Capitano Merletti ritorna nel bailamme indipendente con un fragoroso doppio album: composto da 21 ballate disilluse e stralunate, Medusa profuma già di opera definitiva, grazie ad un tessuto sonoro che predilige l’asciutta componente acustica e a liriche che enfatizzano quei temi tanto cari al suo autore.

Capitano Merletti -MedusaUn lavoro che inizia dai difficili mesi del 2020 e che rappresenta un intenso momento di meditazione personale, un “guardarsi indietro” lucido e sincero che funge da grande volàno per affrontare il presente di tutti i giorni. Medusa è intriso di tutto ciò che passa (ed è passato) nell’orbita di Capitano Merletti durante la propria vita: un disco che tra riflessioni psichedeliche e fugaci immagini metafisiche racconta implicitamente di lui. Per tale ragione, questo album rappresenta una tappa significativa non solo nella propria discografia, ma segna un passaggio importante nel modo di intendere e di vivere la musica. Fondamentale, a mio avviso, il legame con la Natura (dalla ciclicità delle stagioni, alla cosmologia dei quattro elementi) che tende ad un ambientalismo sensibile ed interrogandosi al tempo stesso su come l’azione dell’uomo sia spesso deleteria,  è un tema onnipresente in liriche sempre molto efficaci nella loro semplicità ed immediatezza (da Earth Eyes fino a Mother Nature). Altrettanto centrale è il rapporto personale con il tempo ed il suo inesorabile scorrere, proponendo nella prima parte del disco un interessante dicotomia tra la vita (le splendide armonie synth di Little Sun) e la morte (il nostalgico ed armonioso planare degli uccelli in The Bird’s Song).

A coadiuvare Capitano Merletti in questa impegnativa impresa compositiva -registrata completamente in autonomia allo Studio Garp di Venezia- l’affiatata squadra Pipapop Records, con le indispensabili melodie di violino (dividendosi con maestria anche al piano e al synth) di Dnezzar e le armonie vocali delle sodali Emma Grace e Rosita Kèss a rendere più fluidi alcuni passaggi nelle ballate dal retro gusto Sixties di Medusa. Quasi anacronistico per ostinazione personale, Capitano Merletti attinge con discrezione -e senza citazionismo- alle atmosfere pop-folk-psichedeliche della British Invasion e della scena di Laurel Canyon, creando bozzetti acustici sempre godibili quasi fossimo per davvero nella calda estate del 1968. Provare per credere: ascoltando Always Needed Something non vi tornano in mente le dinamiche di Rubber Soul o sorseggiando i saliscendi di Plastic Man non vi sovviene la musica nevrotica dei fratelli Davies? Tutti i 21 brani di Medusa sono indispensabili per comporre un complesso mosaico che delinea il profilo di un artista che ha cavalcato le mille onde della musica indipendente veneta: come rinunciare alle crude effusioni Nineties di Every Time I Turn Around You, o al ballabile beat di Telephone, o infine al soffice lirismo della conclusiva Sunday (con un sagace citazionismo beatlesiano in marmalade skies)!

Con uno sforzo congiunto di due label sorelle per attitudine ed etica (Pipapop Records e Beautiful Losers), Medusa esce in formato fisico e digitale accompagnato da una cover-art mistica e sinistra (l’immagine di una Gonionemus Murbachii fotografata nei mari norvegesi da Fabio Iardino) che evidenzia non solo il contrasto (anche cromatico) tra uomo-natura, ma che enfatizza con grande coraggio il nostro ruolo “alieno” nel ciclo della vita. Pur mantenendo un ruolo da diario personale, Medusa si presta anche ad una interpretazione sociale e metaforica sul peso delle umane azioni dei confronti di un pianeta che già da decenni ha lanciato i suoi riconoscibilissimi segnali d’allarme.
Capitano Merletti sembra suggerirci che sta solo a noi cogliere l’avvertimento ed agire!

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recensito da Poisonheart

 

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