The Black Drop – Badblood

BadbloodDalla cover e dal titolo ci si potrebbe, di questi tempi, fare un idea sbagliata. A scanso di equivoci (considerazione obbligata per chi vuole proseguire la lettura) non sto parlando, né tantomeno ascoltando, un nuovo gruppo emo. Nero permettendo i Badblood escono dalle selve oscure di Firenze proponendo uno stile che in qualche modo si rifà alle atmosfere sotterranee e quasi sconosciute che in Toscana brulicano silenziosamente. Una band giovane ma con una certa esperienza, essendo attiva dal 2004, dimostrata in maniera concisa in questo buon ep, The Black Drop.  
Un trio essenziale che si fa portavoce di un garage fangoso, sudicio, come nella migliore tradizione fine anni ’80. Poco indie, molto più stoner ma senza pigiare troppo sui distorsori. Matteo (chitarra e voce), Edoardo (basso) e Rudi (batteria) sono sinceramente influenzati tanto da band nostrane, vedi Il Teatro degli Orrori e genitori, quanto dagli ultimi, esplosivi, ma non “strettamente” grunge, Mudhoney.
Il risultato è quindi un rock d’assalto, veloce ma non fulmineo, carico di elettricità ma onestamente suonato senza particolari stratagemmi.

Chitarra graffiante come lo stridere delle unghie sulla lavagna, in grado di esprimersi sia come rumore, sia in maniera più melodica senza cadere nella retorica. Batteria roboante che spesso e volentieri cambia tempo gareggiando in velocità con se stessa, basso torturato e fortunatamente udibile (dettaglio non così scontato!). Red Giant Elephant è il pezzo migliore del lotto, ma soffre terribilmente dell’influenza della band di Mark Arm e Steve Turner, palese anche in Just Joke, molto in sintonia con The Lucky Ones targato 2008.
Maggiore vigore e fantasia la si può apprezzare in Beach for washin’ my soul, nel quale la band batte nuove strade oltre il solito garage-viscido con infatuazioni blues. Discorso analogo per By chance, on purpose, con soluzioni stilistiche apprezzabili, mentre vicino alla frontiera con il punk è Take the jewels.
Il lief-motiv del disco sembra risolversi in una dicotomia tra il garage-rock che fu e le nuove tendenze underground, senza rifare i due soliti nomi.

Le liriche sono apprezzabili, lungi da gesta poetiche di istrionici songwriters, e liberano quel senso di alienazione celato da versi apparente viscidi, con una consapevolezza del passato e del futuro vagamente nichilista, ma che in fondo dice le cose come stanno.
Complessivamente The Black Drop è un buon ep per chi ama il genere, e non vuole compromessi. Mostra e si fa apprezzare per l’onestà e l’immediatezza verso l’ascoltatore. Se posso consigliare, direi ai Badblood di sperimentare di più, i mezzi e le potenzialità ci sono tutte … ve lo dice un grande amante dei Mudhoney!

 Badblood myspace

recensito da Poisonheart
 
 

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