Suoni Lontani – The Jackals

Ci arriva temporalmente un po’ tardi questo interessante estratto dei milanesi The Jackals, che con Suoni Lontani si fanno cittadini del mondo, raccontando di terre vicine e lontane, con quel sapore agrodolce della nostalgia e di una rediviva libertà tutta da conquistare.
Influenze etniche che si scontrano con un approccio rockeggiante di matrice anglosassone, giocando con buoni arrangiamenti ed un dinamismo sempre pronto a cambi di passo, ma senza stridere con una compattezza che sembra indistruttibile. La chitarra di Davide Simontacchi si divide tra trame ruvide ed melodie arpeggiate mediterranee, mentre la sezione ritmica di Riccardo Sauna (basso) e Alex Pariani (percussioni) vibra portentosa a riempire ogni spazio musicale. The Jackals ormai vantano una carriera più che decennale, costellata da qualche variazione di line-up e da un non trascurabile successo nel 2007 con l’album Grown from inside, dall’anima decisamente prog-rock.
Tuttavia la curiosità e la voglia di non adagiarsi sulle stesse sonorità, permette a The Jackals di esplorare alchimie lontane dai confini del rock, trovando nelle melodie indiane o gitane più di qualche ispirazione; confezionando un ep tematico dai risvolti sociali, con qualche vicinanza tematica al Desaparecido dei Litfiba, rigorosamente depurato da qualsiasi approccio wave.

Suoni Lontani The JackalsCosì Suoni Lontani diventa un disco giramondo, che in cinque tracce esplora i rispettivi continenti, cogliendone le peculiarità sonore e arrangiandole in un folle modus “tarantiniano“, cogliendo spunti interessanti e aprendosi mentalmente ad altre forme-canzone. Il viaggio inizia dalle terre messicane, ove tra influenze mariachi e chitarre gitane si delinea una Sinfonia del deserto, che racconta di deserti artificiali, di aridità nei rapporti umani e di isolamento personale: metafore azzeccate ed immediate, che non hanno bisogno di troppi rimandi.
La successiva Zingara addormentata (ispirata dall’omonimo e celeberrimo dipinto di Henri Rousseau) lambisce le coste mediterranee dell’Africa più vicina a noi, mettendo in musica le impressioni di quella zingara stesa ed inerme sulla sabbia, mentre un leone sembra vegliare su di lei, contraddicendo in suoi istinti più selvaggi. Le soluzioni musicali sono azzeccate, enfatizzando il tema onirico e magico, senza per forza rinunciare alla dolcezza e alla pastosità della chitarra acustica.
Sitar ed infatuazioni progressive (endemiche delle produzioni The Jackals) colorano di intense sfumature le evoluzioni strumentali di India; il candore non si sminuisce neanche dinnanzi alla Tarantella del solstizio, un brano folkloristico alla Capossela, versatile e ballabile su danze tradizionali, ove il sapore mediterraneo è così spontaneo da sentirlo quasi sulle labbra.
Il viaggio inesorabilmente si chiude toccando le terre lontane dell’emisfero australe, Oceano è la mesta confessione del naufrago, che vive nella speranza di toccare qualche lembo di terra, di trovare una meta, una destinazione. Rintocchi acustici esaltano il senso di vuoto e di maestosità, che il grande mare irradia tra le sue placide onde.

The Jackals confezionano un mini-concept davvero godibile, ben arrangiato e suonato, assimilando quasi immediatamente tutte le influenze fuoriuscite da questo viaggio in musica. Versatile e non scontato, Suoni Lontani è un bel modo per migrare con la mentre, in cerca di terre sconosciute e di sonorità che ne ricordino l’essenza, riflettendo anche sulle emozioni, sulla solitudine e su quella libertà che a volte rinchiudiamo nel cassetto dei ricordi.

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The Jackals soundcloud

recensito da Poisonheart

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