Darkling – Ambra Rockess

Di mal d’amore non si può rinunciare, per talune persone è così, come un fatto interiore, come un fatto estetico: ebbene metterlo in musica senza scivolare nella retorica, come propone Ambra Rockess non è mestiere semplice. Darkling (evidente anche il gioco di parole tra dark e darling) è un lavoro viscerale, ove il sentimento e la sua sofferenza s’avvinghiano in una spirale rockettara dai risvolti oscuri e malinconici. Lungi dal seguire Amy Lee e le sue metamorfosi decadenti, Ambra Rockess ama definirsi “Female Intimate Rock” in una sorta di cantautorato livido, costruito su polaroid sanguinanti di vita vissuta, piuttosto che su allegoriche metafore sentimentali. Umberto Ferro produce e mette al servizio la sua sette corde (eh, già!), verso chimiche rock molto intense e viranti al noir: riff penetranti, assolo incisivi, power-chords potenti -ma non imprescindibili-, giocano sulle ali dell’entusiasmo della vocalità profonda di Ambra e su una personalità piuttosto esplosiva.

Ambra Rockess - DarklingIn uscita in questi giorni per Futura Studio, Darkling è un disco misterioso ed avvolto da una foschia scarlatta, ove l’adrenalina rock lascia spesso il posto a ballate intense, ove tonalità cupe e lente trovano un posticino caldo nel cuore di chi giace sulle emozioni più primitive. Amare ed odiare diventano necessità romantiche senza obbligatoriamente scivolare in modalità sdolcinate e puerili, così Love in Blackness diventa il brano manifesto del disco (accompagnato anche da un videoclip in tinta). Un etereo pianoforte rintocca nell’incipit, preparando il terreno melodico a soluzioni rock più classiche, trovando nelle grumose distorsioni del chorus, le endorfine perfette per sfogare le cromie cupe di un amore che scorre naturalmente per le vene (e talvolta oltre!)
Ad aprire il disco sono le delicate movenze di Red Mood, che mostrano subito le capacità vocali e versatili di Ambra Rockess, ottima interprete sia nelle parti più lente, che in quelle ove si esige ruvidezza ed energia. Se le aperture dei brani sono piuttosto contemplative (Black e Hypnosis sono facce opposte della stessa medaglia), è nella parte centrale del disco che il dinamismo melodico tocca sponde più coraggiose: dalle atmosfere malinconiche di Phoenix (molto bello l’approccio soul del cantato), agli approcci più metallari di Awkward, ove la formula lento-veloce-lento si manifesta in tutta la sua virulenta adrenalina.

La delicatezza di The Descent of Love merita più di una lode, Ambra Rockess propone una performance sentita e sofferta, mentre i tasti bianchi e neri del piano accompagnano un lungo spleen che non vuole cambiare marcia, fino a quando i nervi cedono in un ritornello aperto e quasi crepuscolare. Pennate acustiche fanno capolino nella cruda The Anger Game, mentre in Omega è un palm-mute solido a dettare i tempi per una preghiera pagana dai risvolti imprevisti. Chiude con soffice eleganza l’altra canzone-manifesto, We are Darkling è una dichiarazione d’intenti solenne ed auto-compiaciuta, al quale l’epilogo del disco non avrebbe potuto mai rinunciare.

Rispetto al precedente Holy Hell (2014), qui le atmosfere sono più languide e sofferte, eppure è un languore seducente, che respira sotto un manto di foglie, pronto a manifestarsi con l’umorale soffio dell’amore e delle sue meccaniche. Darkling è un disco avvolto in una decadente eleganza, cantato e gestito da Ambra Rockess con la consapevolezza che in questi brani c’è tanta intimità e tanta voglia di amare … nonostante tutto e nonostante il nero!

Ambra Rockess facebook

recensito da Poisonheart

 

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