E’ un racconto appassionato quello di George Martin in L’Estate di Sgt. Pepper, quando rievoca con estrema precisione i fatti di quei primi sei mesi del 1967 che cambiarono per sempre la storia della musica. Un volumetto di rapida lettura per chi è fagocitato dalla curiosità di conoscere i “trucchi” e l’ispirazione adoperata per creare Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (leggi articolo), il disco più provocatorio dei Beatles: aneddoti, episodi, dettagli tecnici, tutti i momenti salienti delle sessions di registrazione negli studi di Abbey Road a Londra, vengono passati in rassegna con semplicità e carisma.
“… i Beatles erano determinati a dedicare al nuovo disco qualcosa di cui non avevano mai potuto disporre prima di allora: il tempo” George Martin
Durante la lettura aleggia un entusiasmo contagioso -sicuramente di parte, ma proprio per questo, di prima mano- che introduce velocemente la carriera dei Beatles fino al 1967, trovando le motivazioni e l’incipit per la realizzazione di un disco che -per la prima volta- non sarebbe stato supportato da un tour mondiale. Il formato diario di George Martin parte proprio dal rifiuto dei Beatles di esibirsi nuovamente in estenuanti concerti in giro per il mondo, trovando così il tempo e la lucidità per dedicarsi ad un’opera complessa come sarebbe stato Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band. A ciascuno dei dodici brani viene dedicato un intero capitolo, ove si descrivono con maniacale cura i passaggi di una gestazione durata cinque lunghi mesi e culminata con l’uscita il 1° giugno del 1967 che sconvolse la musica pop. A tratti il linguaggio e l’enfasi da produttore discografico prevalgono su di un testo scorrevole e ricco di curiosità ed episodi interessanti, rendendo tuttavia comprensibili i più significativi espedienti usati da Martin e dal proprio staff per tradurre ed assecondare le fantasiose idee dei quattro di Liverpool. Toccante il ricordo paterno di John Lennon e George Harrison (specie del primo, con il quale non mancavano confronti e lievi divergenze), empatiche le lodi alle capacità di composizione di Paul McCartney, schiette ed irriverenti le didascaliche schegge su Ringo Starr: lo sfondo è uno scintillante quadro culturale aperto alla sperimentazione e ad una libertà musicale che non aveva precedenti.
“… la copertina era tanto importante quanto il disco che conteneva: era la prima cosa che la gente vedeva quando andava a comprare un disco, ed era proprio in base alla copertina che molti si formavano una prima impressione...”
George Martin
L’intero capitolo dedicato alla realizzazione dell’iconica copertina è sicuramente uno dei passaggi più piacevoli del libro, scoperchiando con discrezione le singole personalità dei quattro Beatles, evidenziandone l’evoluzione umana ed artistica nel corso di quei cinque mesi. Sicuramente un disco che ha cambiato la percezione dell’opera musicali, innovativa sotto aspetti gli aspetti tecnici e concettuali, ma anche rivelatrice di un primissimo seme sulle spinte indipendenti dei quattro musicisti, specie dopo la prematura scomparsa del manager Brian Epstein, a cui George Martin dedica commosse pagine.
Uno dei libri che, per grande capacità di creare l’atmosfera della controcultura degli anni sessanta, ogni grande appassionato di musica dovrebbe leggere.
L’edizione italiana di L’Estate di Sgt. Pepper è edita da La Lepre Edizioni e ben tradotta Paolo Somigli.
La Firma: Il Gemello Cattivo