Canzoni contro la Comodità – Michele Maraglino

Michele Maraglino è un classe 1984. Michele Maraglino oltre a suonare, promuove dischi e scrive pure. Michele Maraglino è lucido e lungimirante, vede nella sua generazione (ed in quelle successive) qualcosa che non va.
Mi rendo conto di avere molte cose in comune con Michele Maraglino.

Canzoni contro la Comodità Michele MaraglinoTante parole di tanti sono state spese per Canzoni contro la Comodità, quindi non tesserò facili lodi o disquisizioni già sentite. Per raccontarlo provo a fare il giro lungo, stavolta. E così vengo a confessare che qualche settimana fa leggendo da un diario di una snob, mi trovai dinnanzi ad un libero flusso di coscienza su come fosse invivibile una vita senza internet, social-network e condivisioni via rete. In neretto pure un proselito di commenti positivi.
Oggi invece ascolto Maraglino che mi sussurra all’orecchio di una generazione dormiente, flaccida, con le mani pulite,
le unghie curate, che pranza col tovagliolo al collo, che si riempie la bocca di belle parole, ma che forse della vita non sa niente. Così metto assieme le due cose. E mi viene da pensare. Guardo le mie mani e sono sporche e piene di lividi e pure il resto del corpo. Queste mani, come quelle di Michele Maraglino, hanno rischiato, hanno speso, hanno perso, trainate dalla curiosità e dalla sete hanno provato, hanno tentato. Semplicemente hanno vissuto!

Così la Triste Storia è quella degli inetti che si nascondono dalle prove della vita, che l’unica cosa che veramente cercano sono le scorciatoie; eppure questa sonnacchiosa condizione non è mica tutta colpa loro. È il mondo che questa generazione ha trovato, apparecchiato e servito tra una spremuta social ed un click digestivo. Tuttavia non c’è nessun j’accuse estremo, nessuna invidia d’Atena, nessun tentativo di discolpa: è solo un’amara presa di coscienza. Da spettatore critico, Maraglino, indaga assieme ai The Rust And The Fury ne I Miei Coetanei, con parole chiare ed un arpeggio dondolante dal sapore irish, alzando i toni di una preghiera pagana con «Io non so come fate ad avere sempre tutto!» verso un vortice indie-elettronico dal sicuro appeal.
Quello che mi colpisce maggiormente è la ricerca, la scrupolosa e maniacale descrizione di questa condizione ed il tentativo di immedesimazione per tentare di capire meglio; vedasi ad esempio Vernice e l’immersione della «facciata che ci tiene tutti insieme» dei social e dei suoi celebri protagonisti. Il rammarico viene espresso tramite un ritmo spoglio di batteria e di synth che accentuano la desolazione e la solitudine dell’uomo che “socializza” nella deserta apatia della sua camera. Poi il tutto esplode in saette elettriche al ripetersi di «Non si deve sapere» ed è magnifico!
Il coraggio e la voglia di rischiare vengono annichiliti dal placebo della tecnologia, della comodità, dell’accessibilità ovunque e dovunque. Sono nevvero grandi strumenti, grandi armi dei nostri tempi, ma utilizzati con poco acume, sprecati verso un oblio commerciale e consumista che porta al mero appagamento. L’attesa del piacere è violentata da una fretta assassina. La lotta, la passione, la lava che scorre nelle vene dei rivoluzionari diventano piccoli emoticons in bianco e nero, spogliati dell’anima sovversiva.
Se non saremo forti abbastanza si svolge come una ballata delle mancate buone intenzioni e solo la voce di Francesca Lisetto mitiga un cinismo solo appena smussato agli angoli «con l’ignoranza di chi ci ha allevato stai distruggendo tutto il creato». Maraglino scopre così la palese contraddizione di coloro che materialmente tutto hanno e che tutto vogliono ma che non reinventandosi in qualche modo (in un epoca in cui il posto di lavoro non fa più parte del pacchetto tutto-incluso) rischiano di vedere infrangere il loro sogno di plastica. Così il rischio è di avere un manipolo di giovani trentenni e poco meno non dissimili ad una orda di zombie in gita al venerdì sera. Lo stile da cantastorie è l’unico mezzo per lanciare lucidi messaggi d’aiuto, così sia in Canzone d’amore contro il Consumismo che in Felicità Mediocrità Comodità lo stile asciutto della chitarra acustica arricchisce di un pastello primaverile le parole contro l’appagamento mentale. D’accento decisamente più onirico è Vie di Mezzo, una sorta di lullaby verso la livida gioia di vivere, verso le esperienze che insegnano tutto, come quando la vita ti immerge la faccia nel fango o ti stritola le palle: è la grande medicina di Maraglino.
Rivincita, dall’accento decisamente orecchiabile, chiude il discorso chiedendosi dove è finita quella rivoluzione che ci spinge a fare cose folli, come ad esempio fondare un’etichetta indipendente o una webzine di recensioni musicali (sic!), congedandosi con un pizzico di delusione verso quei tanti “a cosa serve … perché lui lo sa bene, che è solo la passione che ci fa andare avanti, anche quando non conviene, perché è la curiosità profonda che spinge le persone ad esplorare e a darsi un nome. Ed in fondo Canzoni contro la Comodità, nient’altro è che un inno a tutto questo!

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La Fame Dischi sito ufficiale

 recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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