Notes from the Reptile’s Mouth – Pluvian

I Pluvian portano nella loro musica il sapore delle atmosfere unplugged, di chitarre tolte dai loro amplificatori, di lisciate e controlisciate, pizzicati, finger picking lungo la tastiera nera della sei corde. Notes from the Reptile’s Mouth è un disco completamente acustico, nel quale il gioco di movimenti e tonalità diventa fondamentale per superare l’ostacolo dell’assenza di basso e batteria. Una lacuna voluta e cercata; ispirata dalla stagione Mtv unplugged della prima metà degli anni ’90 (e chi c’era ne avrà fatto una bella scorpacciata!). Realizzare un disco interamente acustico non è esercizio facile, poiché le soluzioni sono poche e limitate, ed il rischio di ottenere un risultato “troppo uguale” è abbastanza alto. Tuttavia i Pluvian sono abili nel mescolare i pochi ingredienti a favore: contrapposizioni di voci, dinamismo di chitarre ed una buona tecnica manuale sono sufficienti per ottenere brani efficaci, emozionanti e mai uguali uno all’altro.

Pluvian - Notes From The Reptile's MouthNati nel padovano nel 2012 come duo acustico, Edy Buoso e Marco mQx, trovano in Manuel Nasonio la lineup perfetta per realizzare un disco controcorrente come Notes From The Reptile’s Mouth. Degno di curiosità è il nome della band (così come la cover art ed il titolo dell’lp) che rimanda all’uccello “guardiano dei coccodrilli” (alias pluvianus aegyptus, quello che fa da dentista nella bocca del grosso rettile) come metafora dell’incontro di mondi, atteggiamenti e nature diverse che portano però ad una mutua e pacifica collaborazione. La stessa armonia che si coglie nelle dieci tracce con cui i Pluvian aprono al loro esordio sulla lunga distanza. Delle orme unplugged ho già accennato (vademecum per l’ascolto Sap e Jar of Flies degli Alice in Chains), ma sono presenti anche approcci più prettamente folk e pop, a seconda del modo in cui le chitarre scelgono di dialogare. Nell’arsenale dei Pluvian, oltre ad una buona tecnica compositiva, c’è una profonda conoscenza dei pregi e dei limiti nel suonare acustico, proprio per questo chitarre a sei e dodici corde, ukulele e a tratti ululati d’armonica diventano strumenti essenziali per sopperire alla mancanza di una sezione ritmica. Sono le stesse chitarre ad adoperarsi per ricamare talvolta parti di basso, o pennate veloci ad evocare una ritmica sufficiente a rendere corposo il sound complessivo dei brani.

Bluemoon apre con un approccio alla Jerry Cantrell, attraverso un pizzicato ben studiato che si contrappone alle leggere e costanti pennate della chitarra ritmica, il susseguirsi delle voci contribuisce a rievocare in tutto le atmosfere unplugged. A tratti prevale un certo manierismo verso i Chains, tuttavia queste prime impressioni sono presto spazzate via dal successivo My friend Lu, la cui andatura assume un contorno più personale, da cui i Pluvian traggono la sufficiente spinta per allontanarsi dall’emulazione. Let it ride diventa confidenziale ed intima, grazie ad un pop molto coinvolgente ed sostenuto da pennate ruvide su cui scorrono liriche molto penetranti ed emozionanti.
In Mr. Benzo è il folk alla Byrds a sorprendere per la varietà d’approccio: un cambio di struttura che non t’aspetti dopo le prime tre tracce nel quale si assisteva ad un certo crescendo. Convincente (tanto che invita ad un secondo ascolto consecutivo), l’armonica si ritaglia il proprio spazio senza strafare e senza rendere il brano anacronistico.
Il prosieguo del disco regala altre buone emozioni, dalla ballata nostalgica di The may song, all’intimismo pacato nella preghiera pagana di Little Jenny. Catturano la mia attenzione le distanze immense tra gli ultimi due brani del disco: Things between us (con quell’anima roca e sporca) e We’ll never arise (riflessiva e molto dinamica) che sembrano quasi rievocare il contatto naturale tra l’uccello “guadiano” ed il grande coccodrillo.
Due stili diversi che ascoltati uno di seguito all’altro rendono giustizia allo sforzo che i Pluvian hanno adopoerato per realizzare Notes From The Reptile’s Mouth, riportando alla memoria le belle e calorose emozioni che solo la musica acustica sa regalare. Un controccorrente forte e solido rispetto al post-rock o alla ricerca ossessiva di altre soluzioni musicali di facile presa: è così che i Pluvian mettono d’accordo l’uccellino, il coccodrillo e anche l’ascoltatore più esigente e nostalgico.

 

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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