Backgrounds – Emma Grace

Per comprendere la delicatezza e l’empatia di un disco come Backgrounds, bisogna necessariamente passare per il vissuto di Emma Grace ed il suo intenso rapporto con l’arte.
Giovanissima di origini italo-americane, coltiva sin dall’infanzia una sensibilità artistica endemica e naturale, che la porta inesorabilmente all’incontro “della vita” con il violino, che non abbandonerà mai. Trasferitasi nella bucolica Parigi degli artisti, partecipa all’esperienza dei Cosmic Bloom, un collettivo di musicisti con più di qualche inclinazione verso il teatro e l’arte performativa. Fondamentale a tal proposito è l’atmosfera contagiosa che circonda la Montmartre che fu di Picasso e Apollinaire, trovando una libertà d’essere e d’espressione senza confini. Nel suo vispo girovagare, Emma Grace soggiorna anche in Grecia e a Venezia, trovando nelle calde atmosfere mediterranee quell’ispirazione di prima mano da mettere nel cassetto per il giorno che verrà.
E quel giorno forse è arrivato con l’uscita di Backgrounds, esordio solista per Pipapop Records, un lavoro intimo, che racconta attraverso la Natura, pensieri e sensazioni emotive straordinarie, che solo in musica possono essere condivise.

Backgrounds - Emma GracePrettamente strumentale, in Backgrounds è il violino a prendersi la ribalta melodica lungo sette tracce intrise di un classicismo baroque, ma sensibili ed empatiche verso un ascoltatore che vuole evadere dalle consuete meccaniche rock e pop. Un ambient acustico filtrato attraverso richiami ben precisi con quella Natura a cui si vuole disperatamente ritornare, in un percorso spirituale che raccoglie in un fagotto tutte le esperienze fin qui maturate, per trasformarle in consapevolezza per affrontare il futuro. Una sorta di “voltare pagina” a tinte personali, senza plateali strappi o rigurgiti del passato. Nella musica di Emma Grace risiede dunque molta forza evocativa, ed una riflessione spontanea che si allinea alle soffici movenze del violino, ed a uno sporadico cantato dilatato, leggiadro ed effimero. I sospiri vocali che s’incastrano con il perentorio stridere dell’archetto fanno per davvero immaginare ai muri di ghiaccio di Geyser, un rimando ad una Natura dai colori intensi e primordiali; non dissimile la tensione di Tightrope Eyewalk evoca sensazioni di vita primitive, un ritorno alle origini tanto agognato, che può essere vissuto solo attraverso una sensibilità molto marcata.
Lungo l’ascolto del disco, i chiaroscuri cromatici e sonori si superano e si scambiano i ruoli: in Equilibrio Notturno è la memoria che vaga tra una penombra placida ed soffice, che difficilmente può essere rappresentata a parole. Il pathos del disco è costante e crescente, quasi metafisico, consolidato dall’ancestrale nenia di Jeanne D’Arc, sublime nel suo scendere e salire di intensità e tono.
Sublimato a concept-album, Backgrounds prosegue coerentemente con i richiami ambientali: Prologue  of the Sea e Constant of the Sea rappresentano un uno-due fondamentale per l’idea che Emma Grace vuole conferire a questo lavoro. Intenso e passionale, sono le immagini ai paesaggi costieri e all’ampiezza sconfinata e vertiginosa del mare, a pararsi davanti gli occhi, mentre la melodia scorre goccia dopo goccia: probabilmente il punto emotivo più alto dell’intero disco. Vivace la chiusura di The Call, una sorta di preghiera a mani giunte avvolta nell’universalità di un mondo incontaminato, una simbiosi dapprima fisica e poi mentale verso quella Natura così fragile nei suoi milioni di equilibri, eppure così forte e maestosa nel ricordare al piccolo uomo il proprio ruolo centrale ed insostituibile.

Registrato da Manuel Baldassare (Cosmic Bloom), Backgrounds è un soliloquio ansimante dalle influenze mistiche, un elogio alla purezza, alla semplicità delle piccole cose: un riparo contro il frenetico e nevrotico girotondo quotidiano. Ma prima di tutto è l’espressione della sensibilità di Emma Grace, spogliata di qualsiasi capriccio ed egoismo autoreferenziale; un lavoro sì intimo e profondo, eppure così generoso da essere condiviso con l’ascoltatore, rivelando almeno uno spicchio di quel mondo visto ogni volta in maniera diversa dagli occhi di una giovane donna e del suo violino in viaggio perpetuo.

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recensito da Poisonheart

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