Tutti Contro Tutti – Giorgio Canali & Rossofuoco

Prima come tecnico del suono negli anni più fantasiosi dei Litfiba (quelli della Trilogia del Potere, per intenderci), poi come chitarrista e programmatore nei CCCP e nelle successive evoluzioni post-muro di Berlino, Giorgio Canali è stato sempre un personaggio sopra le righe per quello che dice e che fa. Anzi, se possiamo sputare di verità, Giorgio Canali rende al suo meglio quando è “artisticamente” incazzato. Ed in Tutti Contro Tutti (2007), edito da La Tempesta Dischi, la rabbia e l’incazzatura sono nuvole leggere pronte ad inzuppare di pioggia acida l’ascoltatore.
A coadiuvare Giorgio Canali in questa avventura, ci sono i Rossofuoco terzetto (all’epoca!) altrettanto energico, con i quali oramai collabora dal 2002, anche se già nell’esordio solista Che fine ha fatto Lazlotòz (1998) la chitarra di Marco Greco, il basso di Cluade Saut e la batteria di Luca Martelli si battevano per questo mezzo-poeta dissacrante e controcorrente. La struttura musicale dei Rossofuoco regge alla perfezione le liriche ciniche e spietate di Canali, che imparando da Giovanni Lindo Ferretti, gioca di slogan e mezze frasi da ripetere lungo dei brani che sverniciano la verità e la riscrivono nuova ed autentica.

Tutti contro Tutti - Giorgio CanaliIn particolare Tutti Contro Tutti, rappresenta il miglior sforzo compositivo di Canali, che si scaglia senza mezzi termini con la cecità mediatica, le false mode, il perbenismo della seconda repubblica, la falsa e sbrigativa informazione, ruggendo versi epocali, in una struttura semplice e ripetitiva forse, ma che lungo questo disco non risente di cali di tensione. Se nel precedente Giorgio Canali & Rossofuoco (2004), con il brano Mostri sotto il letto, aveva creato un piccolo inno contro i malanni d’amore giovanili (e non!), in questo disco invece il retrogusto dolce-amaro vira pericolosamente nel languido e disinibito, trovando il perfetto compimento grazie ad arrangiamenti sontuosi e ben strutturati da parte dei Rossofuoco. Il disco è dedicato esplicitamente a Federico Aldrovandi, giovane ferrarese malmenato a morte da quattro poliziotti in circostanze mai del tutto chiarite, e di riflesso ad una ricerca della verità che tutti avrebbero il diritto di conoscere. Si apre appunto con Verità la Verità, nel quale Giorgio Canali chiarisce subito quale sia l’andazzo del disco, l’apertura minimale e rallentata dei Rossofuoco incendia una tensione che esplode quando i volumi e le distorsioni si alzano, richiamando Canali al suo dovere di cantore ubriaco e stonato: «verità, la verità quella che sai e la sai per istinto e non è mai quella di chi ha vinto». In Falso Bolero i ritmi si mescolano tra loro, creando un tessuto ritmico estremamente dinamico, mentre la voce di Canali si fa ostinata e sostenuta, incentivando una giovane ragazza a ballare a ritmo di un bolero che racconta delle disgrazie e della mediocrità di questi nostri strani giorni. AleAle (già presente nell’esordio del 1998 con il titolo di Coule la vie) è potente ed orecchiabile allo stesso tempo, grazie anche ad una sezione ritmica pressante e a quel riff di chitarra che ritorna puntuale ad ogni urlata di un Canali sboccato e meravigliosamente maleducato. Piccoli Mostri Crescono rimarca, qualora fosse necessario, quanto di squallido attraversa giornali e televisioni, posandosi poi sui nostri occhi innocenti; il pathos si tocca quando «la voce del padrone dice che il mondo cambia, non cambia un cazzo» per poi svelare un barlume di speranza, forse solo immaginato, ma che è già sufficiente per non gettarsi nello sconforto.
Non dormi è la ninna-nanna perfetta per l’insonne cronico, quello con il mal d’amore, quello con un fardello pesante sulla schiena, quello che si nasconde nell’indifferenza e nella freddezza per non soffrire ancora, preferendo la facilità della stolta preghiera ad un qualsiasi atto di cambiamento personale:

«Chissà perché la gente a questo punto cerca dio,
gli occhi persi nel blu,
ma se c’è qualcosa che ti manca,
o sono io, o ti manchi tu»

Con la solita buone dose di retorica canaliana, Swiss Hyde elenca le brutture mediatiche e l’inno all’ignoranza perpetrato dai mezzi d’informazione, mentre in la Canzone della Tolleranza e dell’Amore Universale, i Rossofuoco sono abili a costruire una languida tensione, che implode in un’agnostica parlata di un Canali tutt’altro che benevolo, anzi, arrabbiatissimo ed in splendida forma. Se musicalmente o solo in alcuni fraseggi, i Rossofuoco richiamano le atmosfere zingare dei Noir Desir, in Aspettando Settembre (cover di Septembre en Attendant) il confronto è impari, anche se questa coraggiosa versione del pezzo di Bertrand Cantat mantiene una discreta emozionalità: tuttavia l’originale è di un’altra caratura!
Comequandofuoripiove è la classica ballata malinconica alla Canali, fatta di ricordi, attese, sconfitte e mezzi sentimenti mangiati da una parte, mentre Il Ballo della Tosse, grazie a buonissimi arrangiamenti, fa breccia nell’ascoltatore con ad un’andatura maculata, nel quale Giorgio Canali si divide tra personalismi spicci e contaminazioni da radiazioni mediatiche, in un circo che snobba la verità e ne crea una nuova la cui consistenza è pressoché paragonabile al niente.

Tutti Contro Tutti è uno dei migliori dischi di Giorgio Canali & Rossofuoco, perché mai come in questo è riuscito a condensare rabbia, perle di verità, qualche dolcezza, senza che l’ascoltatore abbia sentito il puzzo di retorica o di lezioncina morale. Ben confezionato e suonato, getta indirettamente le basi per un rock indipendente che in altri tenderanno ad emulare negli anni a venire, talvolta in meglio, talvolta in peggio …

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.