If You Leave – Daughter

And if you’re still bleeding, you’re the lucky ones
‘Cause most of our feelings, they are dead and they are gone
Mi chiamo Camilla e racconto della musica che riposa nel fondo della mia anima … e la condivido con voi …

Caduti dal cielo di un folk dilatato da echi ed effetti, i Daughter sono l’ennesimo prodotto di un indie-rock che sopravvive grazie alle qualità e peculiarità del singolo membro, piuttosto che della forza dell’insieme. Elena Tonra (genitrice dello pseudonimo Daughter, prima che il progetto fosse allargato a tre) cresce con il folk irlandese dei propri avi e la passione d’infanzia per Jeff Buckley; complice una buona vocalità ed un songwriting passionale inizia ad esibirsi nei dintorni della natale Northwood.
Daughter - If you LeaveI riferimenti toccano lontanamente una Joni Mitchell per neofiti: melodie semplici e quel soffio d’umanità empatico e complice; tuttavia è solo dall’incontro con il chitarrista Igor Haefeli che il progetto Daughter prende una piega elettrificata e liquida. Una serie di ep (ottima Candles in His Young Heart del giugno 2011) ingolosisce la 4AD che trova nelle liriche di Elena Tonra la propria Karen O (voce degli Yeah Yeah Yeahs) londinese, producendo nel 2013 l’esordio in long-playing If you Leave. E’ la dolcezza del cantato della Tonra a rendere particolarmente emozionanti i 10 brani contenuti in questo disco dalle tinte ipnotiche e crepuscolari, voce supportata in pianta stabile anche dalle percussioni di Remi Aguilella. Lo schema di composizione viene mantenuto pressoché costante per tutto il disco: arpeggi vellutati di provenienza folk, sfumati occasionalmente da riff ripetitivi ed ossessivi, creando così un vorticoso riciclo di ricordi ed emozioni passate. Il tono si mantiene sicuramente minimale sin dai titoli (da notare che ogni brano dei Daughter è sempre e solo di una parola) tendente quasi all’ermetico in alcuni episodi come ad esempio in Still o in Human.

Dalla soffusa poetica tardo-adolescenziale di Winter (Lost in the dark, my heart taken and resting on your heart), alla cinica spaccacuore Youth (Collecting names of the lovers that went wrong / The lovers that went wrong) è un girotondo di esperienze amorose, di riflessioni sul passato e di reazioni umane mancate: un disco di formazione nel quale la malinconia e l’inquietudine vengono riscritte in forme più evolute, smorzando l’ovvia negatività di fondo, ed aprendosi sorprendentemente a scenari ipotetici e sospesi tra mille diversi futuri.
L’uterina Smother possiede un songwriting incredibilmente teso e sofferto (In the darkness I will meet my creators / And they will all agree, that I’m a suffocator) senza che l’autocommiserazione vinca l’eterna lotta con l’introspezione. Buoni gli spunti anche in Touch o nell’ipnotica Amsterdam, mentre il finale poetico e laconico è rappresentato dalla sommessa Shallow, mossa da un filo di voce e da un minimalismo monocorda ed intimo che contiene lo spirito intero del disco.

In bilico tra degli Yeah Yeah Yeahs più immediati e degli XX meno beat, If You Leave svela il talento di Elena Tonra che da sola toglie dall’anonimato una produzione (Rodaidh McDonald) che verte sempre e solo sulle stesse dinamiche di arpeggio e di dilatazione dei suoni. Oggi può bastare, ma in futuro occorre maggiore zelo negli arrangiamenti ed un coinvolgimento originale delle ritmiche, che non possono solo permettersi di accompagnare la candida voce della poetica emozionale di Elena Tonra.

recensito da Camilla

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