Graziosa Utopia – Edda

E’ davvero un onore constatare, come un classe 1963 come Stefano “Edda” Rampoldi, riesca ad essere sempre così attuale e profondo anche verso generazioni che neanche erano nate quando, nei primi anni novanta, gettava le basi per il cantautorato-rock con i Ritmo Tribale.
Un lungo silenzio e poi la riapertura di una carriera solista tanto naïf, quando viscerale nelle sue emozioni primordiali; oggi Edda ritorna, a poco meno di 3 anni di distanza dall’epidico Stavolta come mi amazzerai?, con il più morbido e complice Graziosa Utopia in uscita per Woodworm. Dieci brani intrisi di qualche briciola di ottimismo, da ricercare in piccole vicende quotidiane che hanno spesso come tema centrale le emozioni e lamore (sì, come direbbe Edda tutto attaccato!). Coadiuvato dagli inseparabili Luca Bossi e Fabio Capalbo (definiti con ironia i Furore Uterino), Edda ridimensiona il rock masticato e sputato con rabbia, smorzandolo negli accenti più ispidi e dedicandosi maggiormente alla melodia ed a una cura intelligente degli arrangiamenti. C’è molta leggerezza nel tono confidenziale col quale Edda racconta in musica una mai velleitaria ricerca della stabilità personale, scivolando spesso in episodi passati che fungono più da cicatrici della memoria e da insegnamenti, che da strozzanti e disarmanti rimpianti.

Edda - Graziosa UtopiaI secchi rintocchi di chitarra acustica in Spaziale fanno da contraltare alla teatralità straziante del cantato enfatico di Edda, capace di modellare una ballata da musica leggera («meglio morire che soffrire / ma per fortuna che ci sei») secondo dei canoni che rimangono irrimediabilmente rock, specie nella sua evoluzione finale. Splendidamente coreografata è Signora, ove intrecci di chitarre e tastiere sfiorano una raffinatezza barocca, mentre i sentimenti cantati da Edda («ma non mi dire che la vita è bella ed ognuno ha la sua pena»), si svolgono in meccaniche complesse, ma sostanzialmente quotidiane verso un odio-amore ciclico ed cinicamente infinito. Una illuminante diffidenza primordiale o semplicemente un confronto impietoso con se stessi, sembra tappare ogniqualvolta gli sprazzi di luce che una cieca serenità vuole imporre (vedasi Un pensiero d’amore o Picchiami), eppure nel descrivere il moto delle emozioni, Edda si mantiene narratore empatico e caparbio. La felicità è merce rara da riconoscere, poiché sempre celata sotto strati di parole ed atteggiamenti, così la frustrazione di non trovarla porta inesorabilmente alla frenesia di confondere il vero oggetto del desiderio: aumentando l’insoddisfazione personale («sono un pezzetto d’amore, che sta facendo confusione, che non trovo le parole») e la distanza con se stessi.
Particolarmente interessante è il brano Zigulì, il cui tono “grazioso” ed onirico, cela un “universo” poliforme di atteggiamenti umani che ruotano attorno alla paura di innamorarsi; mentre più tesa e concitata è la confessione di Brunello io che ho fatto tante cose, ho tutto il male del mondo»), nel quale si evince una lieve flagellazione verso il ricordo del proprio vissuto.  

Nella parte finale del disco, Edda si fa più criptico ed rivelatore, specialmente nella recondita La Liberazione, ove i ritmi si abbassano e si dilatano su sonorità liquide e trasparenti, svelando che la sottile e più grande rivoluzione dell’uomo è quello di cambiare in meglio, di abbandonare le ruggini della vita e di imparare dalle sconfitte, senza dimenticare di aggiungere che è anche la sfida più difficile da vincere. In Arrivederci Roma gli echi rockettari tornano con insospettabile energia, giocando tra solitudine ed isolamento; infine la folle Il Santo e il Capriolo manifesta tutta l’abilità cantautorale di Edda, giocando con parole ed emozioni come se fossero pezzi di cibo («la confusione da delle grida che non mi sembrano vere»), verso un tono crepuscolare che in qualche modo vorrebbe conciliarsi alla vita.
Graziosa Utopia è un disco di rara bellezza, non riconoscibile da tutti. Occorre sensibilità per farsi penetrare dalla visceralità del linguaggio di Edda e dalla suggestione delle dinamiche armoniche di 10 brani puri e veri, come solo un cantore di un’altra generazione può descrivere.

Stefano Edda Rampoldi facebook
Woodworm sito ufficiale

recensito da Poisonheart

 

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