L’Orizzonte degli Eventi (ep) – Solaris

Dal titolo vagamente fatalista, eccomi dinanzi all’ascolto dell’esordio dei Solaris, quartetto d’assalto che ha imparato bene e a memoria la lezione doom, suonando un rock gravido di tendenze baritone e cupe. L’Orizzonte degli Eventi è un livido ep composto da cinque tracce intrise di un groove oscuro, nel quale distorsioni e ruvidezze varie salgono a galla con grande enfasi e puntualità.
Nati appena nel 2015 tra i colli spogli di case ove finisce la Romagna ed iniziano le Marche, e dopo qualche tempo di assestamento, i Solaris decidono di entrare negli StoneBridge Studios di Cesena e registrare il loro primo lavoro, mettendo in pratica la lezione imparata ascoltando la musica meno appariscente di Melvins o Helmet, quando l’heavy incontra un bigmuff, roba da anni novanta insomma! Le dinamiche gravide di tensione si mantengono fedeli a tali ispirazioni, tuttavia si evince anche una buona dote di scrittura (in italiano!), rendendo così molto personale il percorso formativo e musicale di questi primi cinque brani. L’evasione e la ricerca di risposte sembrano essere temi ricorrenti nelle liriche minimali dei Solaris, interpretando una disperazione lucida, ma che non rinuncia alla riflessione, tra scorrazzate di chitarre acide ed una ritmica possente e penetrante.

“L’orizzonte degli eventi” - SolarisPiù secchi e tirati rispetto i primi Fine Before You Came, i Solaris riprendono in parte le atmosfere “nere” della band milanese, sovraccaricandola di fuzz e di accenti baritoni, ma rinunciando ad una certa teatralità del cantato, preferendo un canale più diretto ed intimo. Ricercati negli arrangiamenti e nei cambi di tempo, il quartetto ama sviluppare in profondità i propri brani fino a svelarne la nuda ed impietosa essenza. L’arpeggio malinconico di Luna ricorda tanto gli Slint, quanto un crossover rallentato al massimo, eppure l’andatura del cantato è sofferta ed abile a creare una tensione che esplode senza troppi fronzoli in un chorus tirato e molto suonato. Nottetempo riprende i fangosi anni novanta e li interpreta con un buon grado di personalizzazione: interessante la chitarra ritmica pulita che regge in lungo ed in largo il cantato, mentre tutt’intorno incombe un temporale sonoro che saetta senza tanti complimenti nel chorus, come da tradizione nineties. La strumentale Erode è un elogio ad secco post-rock apocalittico che purtroppo si sente sempre meno in giro; mentre Leviatano nei suoi sette minuti snocciola una rabbia disillusa che non trova pace neanche in un epilogo in bilico tra lo stoner più minimale e l’underground della Aberdeen boscaiola. Dopo un brano complesso ed articolato come questo, i Solaris intelligentemente scelgono uno spoken-word essenziale, un flusso di coscienza aspro (incalzante e spietato il verso “e mi riprometto che ti deluderò“) che conferma la caratura artistica di questo giovane gruppo: Specchio è un tuffo dentro se stessi, senza bugie e senza scorciatoie, trovando la forza di raccontare ed ammettere cose che non si ha il coraggio di fare uscire mai.

L’Orizzonte degli Eventi è un lavoro personale che possiede l’urgenza di liberarsi da fantasmi e pensieri tormentati, eppure allo stesso tempo i Solaris sono ben consci che il sentiero per la redenzione è ancora lungo e costellato di mille imprevisti. Intanto però, confezionando un disco interessante e promettente per il futuro, a patto che vengano mantenute tutte le peculiarità di questo sorprendente ep: Steve Albini approverebbe !!!

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recensito da Poisonheart

 

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