Monumenti (ep) – Alcesti

Monumenti - AlcestiNotando un certo interesse ed uno sparuto revival per il trip-hop di Bristol dei primi nineties (Portished, Massive Attack …), mi imbatto nelle meccaniche elettro-indie dei trevigiani  Alcesti  -che già avevo apprezzato dal vivo qualche tempo fa- freschi di uscita discografica per la Dischi Soviet Studio, con l’extended-play Monumenti.
Confini fragili di un indie che mantiene la propria collocazione temporale, ma che con la testa giace oramai in dimensioni diverse, abbracciando con caloroso entusiasmo il trip-hop ed un elettro-pop minimale, che solamente a sbalzi si apprezzava già nel precedente Nell’esistente e nell’onirico (2016). La scrittura è precisa e diretta, veicolo perfetto e leggermente distaccato per delineare quella perdita di responsabilità che trova metafora perfetta nel ritorno ai momenti immediatamente antecedenti la nascita, quando l’utero e la placenta erano tutto il mondo conosciuto.
Placenta, appunto è il brano che traina un ep dall’andatura costante, vagamente malinconico (anche grazie ad un videoclip dalle tinte amarcord) ma anche piuttosto tormentato tra opposte forze. Poiché, nella sostanza di Monumenti si nasconde anche una forte autodeterminazione da leggere tra le righe, apparentemente timida, come se la naturale contrapposizione a quel irredento ritorno alle origini fosse qualcosa di cui provare pudore. Se da una parte l’oblio spinge verso il completo abbandono di se stessi, per la legge di azione-reazione, una vaga ambizione ed affermazione spinge in superficie: in mezzo a tutto questo la crescita personale, raccontata tra strofe e riff in un disco di formazione.
La title-track mantiene un’andatura coerente al brano d’apertura, con tinte pastello diluite lungo un indie appena elettrificato, essenziale nella forma e nella dinamica, facendo solo intravedere vocazioni più ardite verso lidi digitali. Coraggio e spregiudicatezza tuttavia salgono di tono in Talamo, ove finalmente l’attributo trip-hop viene giustificato e rimodulato con buona verve secondo il verbo degli Alcesti: brano estremamente interessante per il potenziale che il terzetto mostra quando man mano si allontana dalla ballata indie-pop. Chiude Nostri Mostri, che ritorna stoicamente sui binari stilistici che l’ep ha evidenziato, sfornando un flusso di coscienza trasversale, a tratti evocativo, ove qualche sprazzo di elettronica in più non avrebbe guastato.

Monumenti è forse un lavoro di transizione/trasformazione per Marco Ferrante, Mattia Quaglia e Stefano Cocco, che abbandonano quella meravigliosa tensione di Foglie Nere (capolavoro contenuto in Nell’esistente e nell’onirico), per farsi più trasparenti ed indagatori, trovando nelle melodie pop buone ambizioni per il presente, alla ricerca di un’introspezione necessaria oggi, ma che potrebbe essere diversamente mutevole nel prossimo futuro. Gli Alcesti tuttavia confermano di avere ancora molte idee, ed un discreto potenziale che deve essere ancora tutto svelato.

Alcesti facebook
Dischi Soviet Studio sito ufficiale

recensito da Poisonheart

 

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