Reek of Putrefaction – Carcass

I Carcass nascono nel 1985 a Liverpool  dalle ceneri dei Disattack (band Hardcore Punk), pubblicano il demo “Flesh Ripping Sonic Torment” con il quale richiameranno l’attenzione della Earache Records.
La band  a causa della scarsa disponibilità economica sarà costretta a registrare il disco in solo 4 giorni e addirittura avrà solo 5 ore per mixarlo, e come se non bastasse, il batterista Ken Owen ordinò all’ingegnere del suono di rovinare appositamente la traccia della batteria.

Reek of Putrefaction - CarcassI Carcass prendono spunto dal grindcore dei connazionali Napalm Death riducendolo ad uno stato ancora più primitivo e grezzo con una produzione inesistente. I testi poi sono un qualcosa di seriamente malato, si canta di decomposizioni, malattie virali, follie chirurgiche, di uteri (con tanto di feto) cucinati nel forno a microonde ecc ecc, il tutto condito con una morbosità inimmaginabile e tanta ironia.
L’esordio Reek of Putrefaction (1988) è composto da ben 22 tracce della durata media di 2 minuti circa (il vizietto harcore!), tutte con titoli improbabili e assurdi. In ogni traccia viene abusato il “blast-beat” (groove a 150bpm) dalla batteria mentre Jeff Walker usa un growl estremamente  gutturale,  da rendere incomprensibile ciò che canta .
Gli episodi migliori sono “Vomited Anal Tract” ,”Foeticide“,”Oxidized Razor Masticator” e “Malignant Defecation” che lasciano intravedere il percorso che la band intraprenderà da lì a qualche anno fino ad arrivare al capolavoro Heartwork (1993, leggi recensione)
In Reek of Putrefaction ci sono le basi del death metal, chitarre ultra-compresse, ritmi cadenzati ed assolo al fulmicotone: il metro di giudizio dei Carcass per gli anni a venire.
Gli altri brani restanti sono praticamente tutti uguali (a volte sembra di ascoltare una lavatrice in centrifuga con cani che abbaiano!), che creano un magma colmo di malignità e di disgusto verso la carne umana. Naturalmente tutto ciò è  malvisto dalla mite società inglese che cercherà in tutti i modi di togliersi di mezzo i Carcass, pur non rinunciando al death metal.

recensito da Mighell
Mighell heartofglass

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