Progressivo Distacco – Killing Dodo

Spontaneità, come gridare un immenso “io sono fatto così e non me ne frega niente!” rompendo un silenzio composto da cerimoniale: ecco la fugace impressione che ho avuto nell’ascoltare per la prima volta i riminesi Killing Dodo. Caricate chitarre fuzzose e portate gli amici, sembra urlare il terzetto d’assalto (chitarra-basso-batteria), attraversando un groove vorticoso senza fronzoli, diretto, schietto e soprattutto urlato. Ai Killing Dodo piace descriversi come il fanciullo seduto a tavola con i “grandi” ed con i loro discorsi pomposi e ripieni di retorica, che appaiono tanto speciali quanto vuoti, già agli orecchi di un innocente. Una ribellione cullata tra alienazione e solitudine, tra versi alcoolici ed irriverenza giovanile, verso un agglomerato sonico dall’attitudine punk, ma dagli arrangiamenti abrasivi e potenti.
Progressivo Distacco Killing DodoProgressivo Distacco è quindi una sorta di concept che si scaglia contro quei compromessi che la comunità in qualche modo ci impone, sia per consuetudine sia per etichetta, inglobando e omologando il singolo individuo in una cupola di qualunquismo e conformismo. Come l’introspezione di quel ragazzino che ascolta con vago disinteresse i discorsi dei “grandi” e ne coglie già le incongruenze e le vacue vanità: il tutto snocciolato in chiaroscuri di volume e ritmo, tra linee di basso ispide e corpose, melodie di chitarra abrasive e percussioni feroci. Edoardo Marcelli, Gabriele Fraternali e Federico Rampa ce la mettono tutta, creando una combo di rumore e di enfasi che ingloba sia momenti letteralmente indiavolati, che ballate meno istintive e frutto di una buona ricerca di arrangiamenti e di sonorità che non vogliono allinearsi al metodico mid-tempo dell’indie-rock italico e generazionale. Amore, amicizia, ambizioni ed una quotidianità slacciata e retorica vengono cantate con la forza ed il disinteresse di una tenera età propulsiva, vogliosa di dire sempre la propria: poco pessimismo o cenni di livida autocommiserazione, ma grande autorevolezza nel descrivere la propria realtà come gli occhi dei Killing Dodo la vedono. Sette brani tra abrasione e rivelazione che emergono con una sincerità che non cerca alleanze ed ovvi proseliti, ma che vuole solamente comunicare uno stato d’animo che in molti vivono: “Siamo tutti avvolti da una crisalide e solo con la vera consapevolezza di quello che vogliamo essere, potremo trasformaci in farfalle libere di volare”.

Le danze si aprono con l’adrenalinica Manifesto, e nonostante io non sia un grande estimatore del cantato mezzo italiano e mezzo inglese, è innegabile il dinamismo di un brano che è più di una dichiarazione d’intenti, anche grazie alle sinuose distorsioni fangose. Eppure proseguendo nell’ascolto, ecco che Per Haps libera una spontaneità cristallina e per nulla pretenziosa, che regala riff puliti ed un’armonia complessiva ben amalgamata. Ad ogni modo l’indole “fuzzosa” non si risparmia, e ritorna con prepotenza in Full Odium Jacket, omaggiando ed elogiando la vendetta del goffo “Palla di Lardo” verso il severo Sergente Hartman di Kubrick.
La “fatina verde” asciuga la sete ed aiuta la confessione, pensavano i maudit francesi, così i Killing Dodo si lanciano in intensi riff di chitarra in quello che giudico il più interessante brano di Progressivo Distacco: La Fee Verte è un lungo monologo di vita, un flusso di coscienza libero da inibizioni e preconcetti (anche musicali!). Proseguendo l’ascolto, Concorde vive di illusioni ed occasioni perse, mentre Vertigine (primo singolo estratto dal disco) regala le perfette endorfine tra atmosfere diluite ed un cantato confidente e metafisico. E’ il momento più introspettivo dell’album, quello che preannuncia quel “distacco” emotivo dalle cose e dalle persone: una rivelazione ed una rivoluzione personale, senza rimpianti per quello che si è lasciato … come la crisalide che non ha paura di trasformarsi in qualcos’altro! I giochi si chiudono con Un Altro Mondo, ove fanno capolino (un po’ a sorpresa, francamente) un elettro-pop edulcorato, grazie a beat elettrici e a melodie liquide di basso e chitarra: una direzione inaspettata, considerando da dove erano partiti i Killing Dodo.

Progressivo Distacco (by La Clinica Dischi) è un esordio forte e profondo, ma non tanto per gli episodi più energici e rumorosi, piuttosto per la delicatezza e la grazia con la quale i Killing Dodo modellano la propria musica, mostrando già qualche indizio di una maturità musicale molto promettente. L’intimità che si crea in questo disco è frutto di una grande onestà e della consapevolezza che il distacco non è solo il liberarsi dai pesi della vita, ma è anche il trasformarsi in qualcosa che prima non credevamo possibile … Nice Try!

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recensito da Poisonheart

 

 

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