Silently. Quietly. Going Away – Any Other

Adele Nigro lo sa bene: una chitarra acustica, una buona voce ed una sorprendente capacità di comporre (davvero matura nonostante la giovane età) sono i semplici ingredienti che permettono di ottenere un debutto che, personalmente, ha sconvolto (positivamente) le mie giornate autunnali. Dietro al nome Any Other si cela, non troppo velato, la passione per quella musica indipendente che è bello scoprire un pò per caso, un pò per destino o per naturale propensione a calpestare sempre quella direzione ostinata e contraria; così nel bagaglio musicale di Adele Nigro possiamo apprezzare i Life Without Buildings, i Built to Spill, oppure gli Speedy Ortiz e tanti altri nomi che già in troppi hanno citato nell’esaminare la musica degli Any Other. Per la nostra cultura nazionale, poco indipendente e poco coraggiosa, avere artisti che osano così tanto è una pagana benedizione, e spero incoraggi altri giovani a cestinare le radio commerciali e mettersi alla ricerca di quella musica “nascosta” che costa qualche minuto in più d’attenzione, ma che può diventare la soundtrack di un periodo della propria vita.
Tuttavia in questo caso non posso parlare semplicemente di una giovane ragazza promettente, poichè ciò che traspare dalla musica degli Any Other è qualcosa che naviga pericolosamente verso i confini del talento assoluto, quel talento che entra diretto nella storia. Forse soggiogata dall’ascolto, talvolta ossessivo, di Silently. Quietly. Going Away potrò sembrare esagerata, ad ogni modo quello che voglio far passare in questa recensione è la qualità giovane e fresca ed allo stesso tempo vissuta e matura di questo debutto davvero notevole.

Adele Nigro si trova a piedi, spaesata e senza prospettive (come solo i vent’anni possono far stare) dopo la fine del progetto Lovecats con Cecilia Grandi, quando una chitarra, una voce e qualche video su youtube, trasformano quel leggero folk italico in un fenomeno forse solamente virale, ma che già portava in dote briciole di talento.
Ci vogliono una serie di circostanze particolari (che il destino forse aveva già scritto) per arrivare a Silently. Quietly. Going Away e alla nascita del progetto Any Other. Innanzitutto come uno scrittore del calibro di Gatto Bello decida di fondare un’etichetta discografica (Bello Records), in secondo luogo, appena notato il talento di Adele Nigro, decidere di affiancagli una giovane batterista Erica Lonardi ed un solido bassista Marco Giudici, creando quasi all’istante una coesione naturale che fa sembrare gli Any Other una band che calca i palcoscenici da decenni.
Non saprei spiegarmelo … eppure quando c’è un talento cristallino tutto riesce facile!

Any Other - Silently. Quietly. Going AwaySilently. Quietly. Going Away è più di una confessione post-addolescenziale sulla complessità di un particolare pezzetto di vita; in questo disco c’è la passione, la fatica, a tratti la sfiducia e a tratti la sfrontatezza di chi non vuole lasciare mai quella strada tortuosa percorsa volutamente controvento. La fusione musicale che si crea è composta di semplici passaggi, brani a volte in verse-chorus-verse ed a volte in uno schema liberamente ispirato ad folk 2.0 revisited, nel quale la chitarra cerca soluzioni immediate per consentire massimo spazio di manovra alle armonie vocali, mentre la sezione ritmica come un segugio fiuta i pertugi per inserirsi e colorare questi dieci brani.
Iniziare da Something mi sembra ovvio e doveroso, perchè consente di capire da quale sound attingono gli Any Other: sono quegl’anni novanta per metà non vissuti, nel quale i giri della sei corde trovano maggiore affinità; eppure risale la corrente quel virulento self-made, quella voglia di non seguire regole, di fare quello che piace e fregarsene del resto. E’ l’approccio per nulla accondiscendente che rende gli Any Other giganti per sicurezza ed energia, così la soluzione della voce di richiamo  sincera e distratta lungo i versi rende Something decisamente dinamica, prima di esplodere in un ritornello schietto ed allo stesso tempo grezzo ed ispido, ma fondamentalmente orecchiabile. Così nel ritornello «I’m not interested anymore, in feeling bad» vince un indipendenza matura ed arrogante, con una vena di sano femminismo che completa il profilo degli Any Other.

La lingua inglese meglio esprime quelle che sono le emozioni di Adele Nigro (la padronanza è a tratti impressionante), così in Gladly Farewell l’ascoltare può riconoscersi a pieno, ma forse chi si riconosce di più è l’autrice stessa, che canta con navigata esperienza ciò che meglio che conosce: una sorta di flusso di coscienza abilmente mascherato. Le doti vocali sono sicuramente un’arma decisiva per l’impatto sonoro, tuttavia è l’autorevolezza dell’interpretazione che mi lascia esterefatta, e perdonatemi la schiettezza ma lasciate perdere quegli echi lontani (oh, Alanis, Alanis potrebbe mormorare qualcuno!) che possono ricordare a tratti alcune tonalità di Adele.
Ci sono tante idee in questo disco, tante passioni, tante ispirazioni. Dall’omaggio alla poesia di Coleridge nella cruda Blue Moon, alla resa dei conti emotiva in His Era, passando per sprazzi pumpkiani (quelli dei tempi di Siamese Dreams) in Roger, Roger Commander nel quale a vincere è soprattutto un’amalgama complessiva che scosta il brano dalle solite pennate di chitarra, regalando un movimento di basso che fa da tappeto ad un semplice riff quasi anacronistico. Quest’ultimo brano evidenzia come gli Any Other possano sparare ancora tante cartucce, molto diverse dal repertorio a cui al momento sono legati. Nella stessa lunghezza d’onda si lega pure Teenager, che con il suo lento divenire sa creare atmosfere che rimbalzano tra la malinconia e la voglia di ricominciare, con piglio quasi punkeggiante negli intenti, ma che viene tenuto a freno dalle dinamiche che il brano concede in un finale quasi a sorpresa.
Sonnet #4 tocca corde emozionali nel quale il talento della scrittura di Adele esce cristallino e spiazzante; chiudo con il brano più prettamente indie del lotto, quella To the Kino, Again che sembra una chiamata alle armi disinteressata «Uncover the strategy, kill the today!», ma man mano che scorrono i secondi è capace di cambiare pelle, velocità e tono!

Affinità-indie, affinità-folk, poco importa, poichè gli Any Other intendono guadagnarsi strada facendo il loro pubblico, senza aver bisogno di professori che diano giudizi sprezzanti coniando etichette buone solo per fare pubblicità; l’appoccio in questo disco è quello giusto, e per chi naviga in quella direzione ostinata e contraria basta davvero poco per capire il messaggio di Silently. Quietly. Going Away.
E questo la ragazza con la Jaguar (Noooo!!! E’ una Jazzmaster, vero Adele?!) lo sa bene!

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Any Other bandcamp
Bello Records sito ufficiale

 

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

 

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