One day you’ll laugh at the sad saga that was – My Violent Ego

One day you’ll laugh at the sad saga that was è la summa di tutto il materiale che i My Violent Ego hanno saputo “scambiarsi” e produrre dal 2003 ad oggi. La storia di questa band è forse la miglior pubblicità possibile per quel mondo digitale “azzera-distanze”. La voce di Christy Brewster giunge lontana dalle terre di Albione, fino a Roma ove le dinamiche di Paolo Miceli conferisco al sound del duo un make-up etereo, contro i grandi spazi e le manifestazioni di retorica o glam.

One day you'll laugh at the sad saga that was - My Violent EgoSi farebbe (e quanti magari l’hanno fatto!) presto a definire il loro sound onirico, anche se onestamente opterei per una definizione meno ovvia. Le ballate sono intrise di una wave figlia illegittima delle prime sperimentazioni newyorkesi, nel quale convivono echi ritardati e loop di pan di zucchero; il tutto concentrato in un anfetaminica pillola contro l’immortalità. I paragoni verso i soliti nomi si sprecano, ma la cosa buona e genuina di questo assemble che sa di antologia definitiva, è l’annotare l’evoluzione stilistica temporale dagli esordi alle ultime cose.
Ci giungono ad oggi le note di A new start (for swinging shoes) come un qualcosa di non dissimile a quello che sta succedendo sulla sponda californiana con una band tutta al femminile, le Warpaint, ma questo è un altro discorso! Ad ogni modo è difficile dare un giudizio sommario, gli episodi più gustosi rimangono appiccicati alla mente ed altri con fare vacuo se ne vanno lasciando qualche rimasuglio di shoegaze guastata in superficie. Se Go Bed pare uno spiccio esperimento alla Eno, tanto essenziale quanto funambolico, Crawling si evolve come un requiem scarlatto per apolidi pagani: sono gli estremi che rendono l’idea di un modo poliedrico di intendere la musica.

Senza fraseggi pop, la terra democratica del suono digitale combatte contro l’estremismo della destrutturazione della forma canzone: ne esce un concentrato sensuale e dispotico come A loop in yr garden (ehm … la yr fa molto no-wave!!!). Che sotto la crosta shoegaze ci siano quei meravigliosi principi ispiratori del DIY è cosa assicurata, lo si evince da un minimalismo di fondo che spesso fa rima con nichilismo; Sleeping song raccoglie tra le sue braccia Morfeo e lo soffoca con un cuscino “sonico” sussurrato e new-romantic: robe da far impallidire Kevin Shields!
Nelle demo o nelle tracce solo abbozzate si riesce ad intravedere il modus operandi del duo, che non affida solo alla voce delle Brewster le fortune della band, ma che lima strato su strato i diversi livelli armonici delle chitarre e degli vari effetti, nel quale il vecchio delay e l’esagitato flanger non fanno mai segnalare giornate d’assenza. La raccolta quindi regge alla prima impressione, e anche alla seconda e terza … tuttavia il disco è più commestibile per gli amanti del genere; mentre per chi bazzica qualche sillaba di wave lo troverà altresì struggente e maestoso ma anche monocromatico in alcune cavalcate sperimentali.
Ad ogni modo i My Violent Ego sono senza macchia una delle migliori notizie di questo scorcio di secolo digitale …

contatti:
My Violent Ego ‘s site
White Birch Records site
Sometimes Records site
Handwriting Records myspace

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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