RrrrUuuuNnnnIiii – R.U.N.I.

Immaginatevi stare su di un ring, magari al Madison Square Garden, tra le urla di migliaia di spettatori in trepidazione per il match del secolo, ed in pochi secondi vi trovate stesi da un calcio alle parti basse da parte del fantasma di Andy Kaufman. Visione assurda, bucolica, irreale, comica-non-comica!
Beh, se avete ben compreso la mia metafora, allora non vi sarà difficile immergervi nella musica di una band che porta con se un bagaglio “intellettuale-poetico” a dir poco sbalorditivo. Mi riferisco a R.U.N.I., trio di ragazzi “distaccati ma romantici” e alla loro musica ricca di richiami sonori interessanti e corposi. Testi bizzarri che solo gli illustri Elio e le Storie Tese hanno azzardato a mettere in musica, ed in una patria ove scovare liriche disinteressante ma sensate equivale a rivelare il mistero dell’Arca Perduta, fa di R.U.N.I. una band brillante anche se decisamente bizzarra.

Essenziali nel loro approccio al pubblico, la band annovera la chitarra Fabio Bielli, la batteria camaleontica di Daniele Malavasi e le prove tecniche di trasmissione delle tastiere e talvolta del basso di Roberto Rizzo (anche voce). Se fossero provette di laboratorio, i R.U.N.I. sarebbero difficili da etichettare o catalogare: sanno miscelare in maniera molto improvvisata diversi generi, dalla wave stile DEVO, al funk più zuccherato, passando per un elettronica intima ma non eccessivamente celebrale, prendendo in prestito qualche giro di chitarra più rock che punk.
Una cosa è certa, non chiamatela band indie-rock!

R.U.N.I.Un trio di valore e di esperienza, (il primo lavoro è datato 1997, roba del secolo scorso!) che secondo molti raggiunge la maturità proprio con l’ultimo RrrrUuuuNnnnIiii, a cui segue il Gli Anni di Cristo Tour che toccherà gran parte della penisola (date un occhio alle date, pleaseeee!). Un disco d’impatto, feroce nella sua allegoria della vita, spensierato e meditativo a tratti: l’istinto premia sempre! La loro è una musica tragicomica, degna di una parodia dei geniali fratelli Marx; la banalità è dosata con parsimonia e non approda mai alla stupidità né alla volgarità. Equivale ad un dissacrante affresco di una condizione generazionale leggera masticata dal lato più dolce. L’Uomo che Morisse due volte è sorretto da un ritmo post-punk analogico con infatuazioni elettroniche, ammiccante e ballabile è un’acida critica nostalgica ai bei tempi al coro di «Noi siamo i figli di …», in grottesca antitesi con la malattia tecnologica dei teenager contemporanei.
Attenzione, i R.U.N.I. non sono i figli amish crociati contro l’era digitale, ma sanno scherzarci su … prendendo gli slogan televisivi e a colpi di mazza sanno come renderli in poltiglia, smascherando l’inganno promozionale. Pranzo da Dio lo fa grazie ad un rock veloce e singhiozzante, mentre in una delle tracce finali, Jesus Christ Sugo Star, viene arruolato un eclettico sound diviso tra la no-wave alla Glenn Branca e un punk senza pretese che rende leggeri leggeri. Dalle influenze disco-funk, Il ballo del Quaquaraqua, il pezzo più originale e ben confezionato del disco, fiero del cantato in dialetto che non solo conferisce un tipico accento folkloristico ma che mostra una versatilità ammirevole. Sulla stessa linea I 205 in Ascona, con cadenze più elettroniche; mentre la cupezza del basso e i ritmi rallentati di Anaconde a Miami serve a ricordare che  R.U.N.I. non sono solo dei burloni, ma dei musicisti colti e pieni di inventiva.

Per gli ascoltatori più superficiali RrrrUuuuNnnnIiii può sembrare un lavoro banale e intriso di un sense of humor spesso infantile; ma quelli che possono sembrare punti deboli, si rivelano invece dei valori aggiunti, e senza sprecare inutili paragoni con Zappa e Co., si può tranquillamente affermare che dopo uno show dei R.U.N.I. la coscienza è apposto.
E un gran mal di pancia per le sonore risate … la musica in fondo dovrebbe far sorridere qualche volta !

 R.U.N.I. myspace
Musica X Organi Caldi myspace


recensito da Poisonheart
 

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