Abecedarium OPUGUSOVYHT – Solquest & DioFarfalla

Le mille facce “(r)umoristiche” di Stefano Spataro. Come se non bastasse l’assidua presenza artistica in Hysm? Duo ed in OcchioTrio, assume le sembianze di Solquest per un progetto che nasce come solista, ma che via via si arricchisce di particolari interessanti e di collaborazioni sempre produttive. Dietro a questa iper-attività artistica si cela una consapevole ricerca musicale, che minuziosamente elabora proprie teorie, mettendole in pratica in diverse dimensioni sonore. Il concetto MIDI rimane assolutamente basilare, come imprescindibile è la sperimentazione attenta e mai fine a se stessa. In questa nuova metamorfosi, Spataro dissacra tutto ciò che è melodia, rielabora la propria esperienza e la getta nel vortice noise, collaborando con l’etichetta giapponese Silent Novels, in quello che può definirsi un lavoro criptico e puro: Abecedarium OPUGUSOVYHT.

Un disco inclassificabile. Se le precedenti camaleontiche esperienze potevano sembrare azzardate, al tavolo verde della musica Solquest getta e sperpera tutte le proprie energie, portando ad estreme conseguenze la personale rincorsa al “rumore”, svincolandosi completamente dal fare ritmo o melodia. Ad affiancarlo in questa pericolosa esperienza, la “diabolica” complice DioFarfalla (alias Florentina Decianu).

SolquestLa deframmentazione qui è completa, sin dai titoli delle 10 tracce che compongono il disco (impossibile a leggersi quasi fosse un codice fiscale!). Le sonorità si svestono e nuotano nude nell’oceano creato da Solquest, che apre le sfasate danze thYs Ys Ty town, thYs Ys Ty folk THsYG; nel quale al primo ascolto l’unico elemento veramente percettibile è il crescendo del brano con suoni “rumoristici” metallici e cupi avanzano nell’oscurità. Le successive due tracce preparano il terreno per ciò che verrà poi, una sorta di percorso a tappe ove non è possibile passare avanti: bisogna ascoltare per capire. E i risultati si odono con thYs Ys not O SOnGYng stOV, nel quale l’incessante batteria fa da contorno ad un accenno di chitarra, degno dell’intrattenimento della The Exploding Plastic Inevitable di velvetiana memoria. Per zittire i dubbi degli scettici o dei puristi (in molti giudicano le peripezie sonore di Solquest come improvvisate e senza un idea centrale sotto!) compare in fYllYng thU OoVtO un estratto da ‘Porcile’ di Pasolini, e precisamente le parole disilluse del protagonista Julian: « … non ho opinioni. Ho tentato di averne, e ho fatto, in conseguenza, il mio dovere. Così mi sono accorto che anche come rivoluzionario ero conformista». Segue un accompagnamento nervoso e acido con lievi contaminazioni jazz. La forma concreta del disco si manifesta nelle tracce finali dal minutaggio sostanzioso, nel quale spicca la tensione maligna di Yf thU SVops OVU swOllowUS (degna di un film di Cronenberg), l’ironica aria lisergico-hippy di hHngVy tYSU e la conclusiva cibernetica OftUVnoon sUVvYGUs, inno al noise più esagerato.

Abecedarium OPUGUSOVYHT non è un disco immediato e non vuole nemmeno esserlo. Sarebbe un eresia decretare che è adatto solo per gli amanti del genere, tuttavia se un “opera” così fosse stata pensata da Warhol e seguaci, tutti griderebbero al capolavoro.
Fate girare, please!

 Solquest myspace
Silent Novels Rec  myspace

recensito da Poisonheart
 

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