Dopo il Diluvio – Goose

Nati sul finire del millennio scorso con il nome primigenio di Mama Goose (forse in omaggio all’andersiano Mother Goose di Aqualung), oggi i (solo) Goose sono al terzo lavoro diluito in almeno diec’anni di attività: con Dopo il Diluvio (uscito nel giugno 2017, via Seahorse Recordings), sopravvive ancora un cantautorato sincero con dense pennellate di poetica contemporanea e di emozioni livide.
L’esperienza e la gavetta dei Goose è percepibile sin dai primissimi ascolti, dagli arrangiamenti ragionati al tono delicato del cantato, quindi non avrebbe senso che questa band si trovi in una sezione di musica emergente, tuttavia la freschezza della proposta -che non osa avanzare pretese generazionali o artistoidi- sembra davvero ancora quella di una musica entusiasticamente agli esordi. Il sapore è agrodolce della seconda metà degli anni novanta, quel retrogusto post-Tabula Rasa Elettrificata e della prima rivincita della musica alternativa italiana, il tutto arrangiato con la leggiadria di armonie liquide in un folk-rock dinamico e dagli splendenti riflessi pop.
Sempre costanti nell’approfondire melodie dolci e liriche ricercate, i Goose riabilitano la Sardegna come regione musicalmente interessante (e spesso non considerata nell’underground italico), alzando di volta in volta l’asticella verso un modo di far canzone elegante e vicino alle persone, senza aver bisogno di tormenti orecchiabili o di un’empatia fatta di luoghi comuni. Così le nove tracce di cui si compone Dopo il Diluvio, si colorano di quell’energia e quella voglia di ricominciare a vivere e a sorridere quando il cielo si è schiarito dai nembi grigi che l’hanno fin qui avvolto (tema piuttosto chiaro nella dolcissima Gioia); arpeggi precisi ed un amalgama sonora che soffia naturale indicano già in Cento Volte quale sia la strada tracciata in questo nuovo disco. L’intro lungo non fa che rievocare memorie lontane -quasi anacronistiche- fin quando il cantato non rompe una stordita nenia, concentrandosi su minuscole immagini i cui significati nascosti si sprecano. Fammi andare invece si muove con maggior dinamismo su di un campo pop tardo-estivo, con quel groppone di nostalgia che tuona in fondo al cuore; decisamente più densi i suoni che escono dalla tenebrosa Gettato nel mondo, un impietoso confronto con sé stessi e con le proprie indecisioni che dal passato rimbombano nel presente, tra l’altro, bellissimo il chorus!

Il passato è un altro tema ridonante, senza tuttavia che venga imprigionato in un languore lamentoso, piuttosto viene descritto come un qualcosa che è appartenuto al nostro percorso di crescita, così La Ballata dei Ricordi fa un fagotto delle esperienze pregresse e guarda avanti senza pietà. Nella Luce preferisce ancora la dimensione acustica, intima nel tono ed essenziale negli arrangiamenti, trovando la sua controparte romantica in A fondo, grazie ad un interessante intro d’archi e a quel sapore di disillusione e di libertà verso il mondo. La parte finale del disco regala ancora sbalzi emotivi, in un misto di lungimiranza e nostalgia, Lontano tocca corde profonde concedendosi qualche brivido sensibile (la chiusura del brano è un crescendo godibilissimo al limite della jam-session); mentre in Barbara l’atto d’amore è sincero come una ninnananna rotta dall’emozione di un cantato fluido e aperto.

Così, i Goose si confermano band che va oltre la musica indipendente, che va oltre le frottole generazionali, dedicandosi con piglio adulto alle verità vere, alle sensazioni indispensabili del vivere quotidiano, e Dopo il Diluvio non è solo l’atto di un nuovo ricominciare, ma è anche un vedere il mondo sotto occhi che prima non immaginavamo di avere: delicato e sensibilissimo, complimenti!

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recensito da Poisonheart

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