Tra Reggio e Firenze: Consorzio Produttori Indipendenti

I Dischi del MuloCon la fine dell’esperienza CCCP Fedeli alla Linea, Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni sentono l’esigenza di catturare la musica dell’Appennino, quella lontana dalle velleità indipendenti o dai sogni di sfondare prima o poi. Nasce così, nel 1991 a Reggio Emilia, l’etichetta discografica I Dischi del Mulo, precisando che «il mulo è un animale legittimo nell’essere bastardo, sa camminare carico e sicuro, sa reggere, resistere e in ciò è testardo. Negli anni ’80 il Muro e nei ’90 il Mulo; ora, come allora, è una questione di cuore». Con i CCCP ancora in vita, Ferretti viene invitato dal mentore Benedetto Valdesalici ad un concerto di un giovane trio che si esibiva cantando in dialetto emiliano; la performance piacque talmente tanto a Ferretti che assieme a Zamboni decise di produrre l’omonimo esordio degli Üstmamò (1991). E’ l’inizio così dell’avventura discografica di Maria Redeghieri e di un’amicizia sincera con Ferretti, che sfocerà in un disco, il secondo omonimo del 1993, prodotto dalla Virgin con un discreto successo di vendite.
Se l’operazione Üstmamò aveva funzionato alla grande, non si può dire lo stesso per la sorte di Disciplinatha e AFA (Acid Folk Alleanza). I primi, abbandonati dalla Punk Attack Records dopo il dissacrante Abbiamo Pazientato 40 anni. Ora Basta! (leggi recensione), vengono arruolati da I Dischi del Mulo con l’ep Crisi di Valori (1991), nel quale resisteva ancora una certa irruenza politico-sonora; il picco di maggior successo si ottenne con Un Mondo Nuovo (1994) e la cover di Up Patriots to Arms che li portò fino al concertone del primo maggio; tuttavia il peso di quel cambio di rotta gravava sulla giovane band talmente tanto, che implose due anni dopo con il fiacco Primigenia (1996). Gli AFA invece nuotarono su acque tranquille, trovando il loro posticino sul nostalgico Materiale Resistente (1995), compilation che metteva insieme quasi venti canti partigiani per commemorare i cinquant’anni della liberazione dal nazi-fascismo.

SONICASe il carattere della musica prodotta da i Dischi del Mulo rimaneva circoscritto nell’Emilia e limitrofi, ben presto Ferretti e Zamboni si accorgono che il ruolo di produttori non fa per loro, e che il richiamo del palcoscenico e della musica suonata è ancora troppo forte. Parallelamente a Firenze, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli dopo aver abbandonato i Litfiba, decidono di fondare la Sonica Factory, scoprendo per primi i Marlene Kuntz. L’avvicinamento di Maroccolo e Magnelli alle ultime produzioni dei CCCP Fedeli alla Linea (Etica, Epica, Etnica, Pathos, 1990), permise alle due etichette di dialogare in sinergia, fondando così il Consorzio Produttori Indipendenti: unendo intelligentemente le forze, ma mantenendo ognuno la propria sfera di competenza e ridando nuova linfa alla musica del sottosuolo italico. Scontato, ma non troppo per l’eco di successo che ne derivò, il consorzio divenne l’anticamera per la nascita del Consorzio Suonatori Indipendenti (C.S.I.).
Maciste Contro Tutti Consorzio Produttori IndipendentiSe Catartica (1994) dei Marlene Kuntz è certamente l’uscita più importante per il consorzio, una nota a parte merita la prima produzione, la compilation Maciste Contro Tutti (1993), che immortalò il concerto del 18 settembre 1992 al Festival delle Colline di Prato dei C.S.I. assieme a Disciplinatha ed Üstmamò. Il progetto Il Maciste coinvolgeva anche un periodico su carta che avrebbe dovuto fungere da bollettino informativo del Consorzio Produttori Indipendenti, ma che aveva come reale intento quello di promuovere una certa cultura musicale con “l‘opportunità di acquistare in anteprima, o in edizioni speciali e differenti da quelle immesse sul mercato ufficiale, tutte le produzioni del C.P.I.“.
Tuttavia oltre all’iniziativa di Materiale Resistente, commissionato dal comune di Correggio, il Maciste non riuscì nell’intento (complice i numerosi impegni dei C.S.I., per non parlare dei più variegati progetti individuali e paralleli), come del resto nemmeno lo stesso consorzio, che preferì disgregarsi nel 1999 (coerentemente con lo scioglimento dei C.S.I.) e di lasciare tutto alla Sonica Factory, che continuò con scarsa attenzione mediatica il proprio lavoro di scouting.
L’esperienza del Consorzio Produttori Indipendenti è comunque importante perché ha gettato le basi per lo sviluppo della musica alternativa italiana, legando alla scena l’influenza ed il carisma dei dischi dei C.S.I. e raccogliendo quell’energia libera che roteava su di un sottosuolo musicale finora ignorato dagli “addetti alla cultura“. Non solo quella fu una stagione propizia e fiorente, ma permise di cullarsi nel sogno che finalmente la musica indipendente italiana potesse aprirsi ad un pubblico più vasto; forse l’esperienza del consorzio durò troppo poco e veicolata dall’evoluzione dei C.S.I., tuttavia è innegabile come la musica della seconda metà degli anni novanta si intrisa di quel magnifico ideale.

La Firma: Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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