Vox Kernel (ep)- Vox Kernel

Gli esordi e l’evoluzione di Vox Kernel (alias Giacomo Botteghi) da Savignano sul Rubicone, meritano sicuramente qualche cenno biografico, specie per la recente “mitosi” che il progetto ha subito. Se infatti i primi passi dal 2011 assumevano il contorno di un affare prettamente solista tra loop-station e gingilli elettronici, nel 2014 avviene lo sdoppiamento cellulare tra il progetto personale di Botteghi, ed un allargamento a quattro membri (mantenendo sempre l’appellativo Vox Kernel) che rielaborano le fluttuazioni digitali del solista e le traslocano in una dimensione concertistica più appetibile. Francesco Galassi, Mirko Sarti e Francesco Tognacci completano la line-up di questo omonimo “esordio condiviso” in sei episodi + bonus track.
Le vite parallele di Vox Kernel tuttavia continuano sia nella produzione elettronica e live del solo Botteghi, sia nella rielaborazione a quattro elementi, che via via vanno a “sgrassare” quel carico di sad-core endemico nella produzione solista. Ritmi spesso rallentati e ben diluiti vanno a cogliere quella che è la natura emotional primordiale, che galleggia senza fronzoli su di un piatto ritmico costante e ripetitivo (originariamente in loop-station), tuttavia è nella dinamica improvvisa e nella coerenza degli arrangiamenti, che si celano le soddisfazioni più interessanti. Distorsioni e crunch controllati si alzano solo quando l’enfasi del brano lo richiede, sfumando alterne velocità in un amalgama compatta che rimane in bilico tra alternative-rock e qualche avanguardia più sfrontata ed indipendente.

Vox KernelChiara Coltre apre il disco sorretta solamente da un hi-hat puntuale e da un soffio di voce rarefatto che sembra gocciolare dal lavandino; il cambio di registro giunge un po’ alla volta con l’entrata di modulazioni di sei corde e con la corposità di ritmiche più sostenute che virano nel finale ad un post-punk congestionato. Frenesie più variopinte fanno capolino nella patinata Orsi, che tuttavia si attesta in un indie-rock compatto ma senza grossi spunti sperimentali; mentre la ruvida Margot coglie quella nenia malinconica che gioca sempre su una partenza a testa bassa, per poi aprire volumi e distorsioni quando il chorus e l’emotività del brano lo pretende. Ceralacca è lo striminzito antipasto ambient che introduce la suite di Busta, nel quale si riconosce il maggior sforzo compositivo dei Vox Kernel, capaci di avventurarsi in intensi minuti di sperimentazione con qualche licenza jam-session; il tutto condito da una buona irruenza e da un dinamismo acido e davvero godibilissimo, specie nella sua parte centrale strumentale, che termina -dopo qualche silenzio di troppo- in una festante e crepuscolare atmosfera elettronica: è l’incontro tra le due anime di Vox Kernel. La ballata finale in (attraverso noi) chiude i conti, iniettata di una quieta nostalgia che ulula in pennate di chitarra acustica e quel sapore agrodolce dei ricordi. Contributo finale per la bonus-track, Astenia, che certifica l’energia grezza dei concerti ed omaggia la metamorfosi a band.
Il punto infatti è proprio questo: molto dipenderà da che strada i quattro vorranno intraprendere, se lasciare in vita entrambe le entità o virare decisi verso il formato band. Idee ed energia sono già presenti nella musica dei Vox Kernel, c’è solo qualche minimo dettaglio da limare in fase di stesura, ma il connubio tra un rock acrilico ed un’elettronica minimale non può che essere il punto di partenza per il futuro, in qualunque forma si manifesti!

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Vox Kernel bandcamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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