Union drama – Union Drama

Da Roma si alza un rigurgito elettro-pop dal passo maculato, che con seduzione ed ilarità porta il quintetto degli Union Drama ad alzare ancora più in alto il vessillo della musica elettronica nella capitale e nel Belpaese. Già, perché noi italici le cose le scopriamo con un po’ (ironico!) di ritardo; così il post-rock (tanto amato dai discografici) invade anche lo stivale, e poco importa se nessuno sappia con precisione cosa sia un post-rock.
Union drama - Union DramaAd ogni modo gli Union Drama percorrono una strada tutta loro, la loro personale ricerca elettronica non deriva da mode, bensì da una passione adulta per quella sperimentazione tra generi diversi che in Europa è già un dato di fatto. L’originalità degli Union Drama sta nell’unire un rock secco ed essenziale con soluzioni elettroniche che appartengono un po’ alla nostra storia anni ’80 (quella wave italiana, o meglio “battiatana”) e che poi vennero riprese verso la fine degli anni ’90 da alcune giovani band che amavano frequentare la neo Mtv Italia. E’ il carattere irriverente delle dieci tracce contenuto in questo omonimo, che rende gli Union Drama simpatici e naif, abili nel suonare un discreto rock-sperimentale ed immergerlo quasi completamente nello Stige dell’elettronica più vivace, il risultato è un approccio dinamico e piacevole all’ascolto, senza quella cupola pesante di effetti e ghirigori che spesso rende esperienze simili piuttosto tediose.

Se la batteria tra rullanti e piatti non esiste (Carlo Covelli opera tra drum machine ed effetti), il basso e i synth, rispettivamente di Giuseppe Marino e Francesco Cavasinni, costruiscono la base sonora sul quale è possibile udire echi leggeri di chitarra (Alfonso Pezzaniti) e nel quale la voce di Valerio Matteu racconta con un certo eclettismo quello che ci circonda, dalle relazioni interpersonali, alle debolezze tecnologico-contemporanee, evidenziandone ogni volta i contorni contrastanti.
Ascoltando le tracce mi sorprende positivamente Violent Kiss, nel quale è l’abilità interpretativa di Matteu a dare movimento ad un brano piuttosto minimale: è una struttura ripresa più volte dagli Union Drama, ossia contrapporre liriche e musica su diversi piani emotivi, così da creare un contrasto nel quale l’ascoltatore può smarrirsi, ma allo stesso tempo può rimanerne ammaliato. Aristocratic Ego è il brano più legato alla tradizione del rock suonato, nel quale l’effettistica si limita a colorare e sfumare solamente i contorni meno nitidi; diverso il discorso per Play Yer Pink Sea (singolo di promozione per Union drama, vedi qui) con quella sua andatura retrò tanto romantica e sospesa, nel quale i beat pressanti e i decori synth s’addensano ma non appesantiscono uno dei brani meglio arrangiati del disco. Quasi “brit-vertighiano” nelle movenze è Mart Asylum, mentre sorprende l’introspezione iniziale di Stay Here che poi sfocia in una ballata synth dai toni crescenti, ove i cori ed i volumi si alzano per implodere nel chorus, per poi tornare contemplativi nel finale. Il debito ideale verso la musica britannica tanto amata si esaurisce nell’incipit di Expensive Fancy (buone liriche); mentre in Sometimes we need a lie racconta lividamente quei piccoli tranelli di tutti i giorni attraverso un gioco di dinamiche tra toni bassi e toni alti molto ben studiato.

Le soluzioni sono quasi sempre originali, nonostante le influenze chiaramente udibili in alcuni passaggi verso quelle band che in Europa hanno proposto un sound parallelo, tuttavia gli Union Drama dimostrano in questo disco (prodotto e distribuito da ALKA record) grande capacità interpretativa, volta a coinvolgere più l’ascoltatore che a compiacere se stessi, e questo è sicuramente un approccio vincente a mio parere.

 

Union Drama sito ufficiale
Union Drama facebook
ALKA record sito ufficiale

 

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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