Twin/Tone Records: quando la scena di Minneapolis non basta!

Fare musica in Minnesota era difficile. Lontano dal glam di Los Angeles, o dall’intellettualismo di New York, lo stato sù verso i laghi era noto per l’intensa vita universitaria e per aver dato i natali agli R.E.M. Eppure un tipo sveglio come Peter Jesperson, già proprietario del negozio di dischi culto di Minneapolis (l’impronunciabile Oarfolkjokeopus), decise di fondare la Twin/Tone Records assieme a Paul Stark e Charley Hallman, entrambi attivi nel panorama musicale locale.
Twin/Tone RecordsLa leggenda narra che fu Paul Westerberg a far ascoltare qualche pezzo della sua band (i Replacements) a Jesperson, e da lì nacque una storia magica che portò nel giro di pochi anni la band verso una ricca major e l’etichetta verso la bancarotta. Tuttavia la prima uscita su Twin/Tone furono i Suburbs (oscura band con infatuazioni wave) con l’omonimo ep nel 1978; l’attività della label proseguì senza sosta (vedasi la pubblicazione live dei Suicide Commandos in The Suicide Commandos Commit Suicide Dance nel 1979) ma fu imbattendosi nei “poco gestibili” Replacements che la storia si fece interessante. La fiducia e stima reciproca tra Westerberg e Jesperson portò a non firmare nessun contratto negli anni di sodalizio Twin/Tone Replacements, errore madornale quando nel 1984 il passo felpato delle major (quando la Sire Records, quella dei Ramones, tramite la Warner) bussò alla porta di Minneapolis. Ad ogni modo nei primi anni fu Jesperson a sacrificarsi per seguire (inseguire) le turbolente vicende slacker dei monelli Replacements: «Dal momento in cui inizi ad investire soldi ed energie su una band, devi avere qualcosa su un pezzo di carta. È troppo un casino farlo dopo, quando gli equilibri sul tavolo sono cambiati».
Ad ogni modo la pessima gestione delle loro carriere e un’attitudine anti-business (mossa più dalla pigrizia che da forti ideali indipendet), portò la band di Westerberg a bruciarsi non appena aver firmato per la Sire.

Let it Be - The ReplacementsLa cocciutaggine della Twin/Tone verso i Replacements, portò la stessa label ad ignorare l’altra band talentuosa della città, gli Hüsker Dü, che finirono per pubblicare il loro capolavoro Zen Arcade per la SST di Los Angeles. Se le mosse furono dettate più dal cuore che dagli affari, è innegabile la qualità di dischi come Hootenanny (1983) e Let it Be (1984), anche se una più accurata visione d’insieme avrebbe potuto portare a risultati economicamente migliori. La vita di Jesperson venne stravolta nel periodo in cui accudì i Replacements, e vedendoli andare via in quel modo fu una ferita che difficilmente si sarebbe rimarginata.
Persi i Replacements, le energie (e la delusione di Jesperson) si focalizzarono sui Soul Asylum (altra caratura, altro peso, per carità!) con cui pubblicarono tre dischi nel solo 1986 (uno di questi, il modesto Time’s Incinerator prodotto da Bob Mould), per poi passare alla A&M Records e successivamente alla Columbia con cui ottennero il successo commerciale con Runaway Train.

Una delle consuetudini per le etichette indipendenti era il lato economico: i soldi delle vendite arrivavano lentamente (quando arrivavano) e la Twin/Tone non faceva eccezione. Eppure Stark è laconico quando ricorda: «Stando nel Midwest, non c’era niente che potessimo fare per far crescere una band oltre un certo punto. A meno che uno non stia su una delle due coste, e a meno che non si abbiano legami con distributori major [vedi gli R.E.M.], le possibilità erano poche». La Twin/Tone, come altre label indipendenti, non è resistita all’urto generazionale degli anni ’90; una laconica mancanza di rinnovamento e la testardaggine vissuta verso un’unica band non ha permesso alla banda di Jesperson di resistere, chiudendo i battenti nel 1994, ma vantando ben 300 dischi prodotti dalla sua nascita, molti dei quali documentano la scena del Minnesota.

Twin/Tone sito ufficiale

La Firma: Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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