Tutti su per Terra – Eugenio in Via di Gioia

Atlante che un tempo reggeva il globo sulle proprie spalle, adesso fa la verticale senza fatica, poiché la gravità non esiste più, le paure dell’uomo hanno vinto sul singolo individuo e la tecnologia è diventata un vocabolario spiccio per pensieri di poca importanza: gli Eugenio in Via di Gioia con la loro sagacia fanno ancora centro, Tutti su per Terra è la bocca di una (scomoda!) verità .
Il quartetto torinese aveva già fatto parlare di sé per l’esordio Lorenzo Federici (2014), ove il loro folk sbarazzino ed operaio aveva letteralmente folgorato gli addetti ai lavori, eppure è solo porgendo l’orecchio e gli occhi alle liriche che gli Eugenio in Via di Gioia si fanno profeti ed oracolo di una civiltà, che conta passi sempre più lesti verso il tramonto. Se il tono “leggero” ed ironico omaggia la scuola milanese degli anni settanta (chi ha detto Jannacci?!), è indubbia l’attualità delle tematiche trattate, con quel briciolo naïf e quella rabbia rappresa che cementifica uno j’accuse moderno sulle umane debolezze quotidiane. Il rapporto tra uomo e Natura assorbe tutte le energie di questo fugace long playing, ridicolizzando (o meglio portando al giusto piano di discussione) tutte le idiosincrasie del progresso, che negli ultimi due o tre decenni ha messo la freccia e superato le tradizioni di una memoria storica che non è più decantata da nessuno. Cinici e spregiudicati, gli Eugenio in Via di Gioia colgono le giuste istante, le sublimano da ogni retorica e ce le presentano su un piatto d’argento biblico: gli arrangiamenti secchi ed anacronistici (per non dire nostalgici) sono un antidoto naturale all’imperversare folle dell’elettro-pop di cui sono depredate oggi le radio.

Eugenio In Via Di Gioia Tutti su per TerraGiochi di parole, assonanze, grandi verità («sono un giovane illuminato da una realtà a risparmio energetico») compongono la filastrocca di Giovani Illuminati, ove la retorica sociale viene rivoltata come un calzino e riflessa in tutta la sua ipocrisia. Gli Eugenio in Via di Gioia si fanno osservatori onniscienti di una realtà deturpata dalla banalità e dalle leggerezze emotive, da ampi gesti di superficialità e pressapochismo che sono diventati ormai meccanismi perfetti del vivere moderno. Così brani scanzonati e distopici come La punta dell’iceberg (ove mi sento tirato in causa, quando la band se la prende con gli ingegneri gestionali!) o Silenzio, enunciano un sottile catastrofismo generato dalle nostre attuali (e sbagliate) abitudini, immaginando con acume ed intelligenza cosa potrà diventare il mondo da vecchio. Eppure nel disco c’è anche spazio per i sentimenti, e per un’ossessione all’ipotetico ed all’irrazionale: Chiodo Fisso utilizza la metafora del chiodo e della ruota della bicicletta per delineare quei rapporti di attrazione-repulsione indissolubili (come uomo-Natura); mentre Sette Camicie s’interroga sul valore ed il peso della pazzia, ridefinendo il concetto di normalità ed anormalità.
Sempre sul pezzo e sempre concentrati, gli Eugenio in Via di Gioia con melodie semplici e dirette entrano nella testa dell’ascoltatore non tanto per deliziarlo, quanto per smuoverne i pensieri ed i ragionamenti stantii. Il tiro viene alzato nella seconda parte del disco, scoperchiando in Obiezione, l’intricato e filosofico rapporto tra morale e coscienza, utilizzando il cuore e la testa di legno di un Pinocchio stagionato; su Scivola fa capolino un piacevole pianoforte che accarezza melodie dolci che combattono l’ipocrisia dell’informazione spazzatura (oggi vestita di nuovo come fake news) e della percezione ed alienazione da parte dell’utente finale.
Da citare anche la parentesi fuori dall’ordinario folk di Selezione Naturale, ove le bordare del flusso di coscienza di Willie Peyote teorizzano un trattamento sintomatico contro il bullismo; chiude il disco l’ukulele nostalgica di La prima pace mondiale, rassicurante ballata sulla riconciliazione (solo immaginata) tra uomo e Natura.

Oltre ai temi ecologisti e ad un filosofeggiare lucido e conciso gli Eugenio in Via di Gioia con Tutti su per Terra (Libellula Music), confermano la loro indole sagace e sempre puntuale, evitando di arrampicarsi su grattacieli generazionali o in liriche saccenti e veggenti. La semplicità e la spontaneità del quartetto disarma senza batter ciglio, portando a compimento un disco coraggioso e intriso fino al midollo di verità e di buone idee per cambiare questo mondo!

Eugenio in Via di Gioia facebook
Libellula Music sito ufficiale

recensito da Poisonheart

 

 

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