Tuffo – Mary in June

Tra le tante uscite di questa prolifica primavera di uscite discografiche, quella dei romani Mary in June potrebbe essere una di quelle da ricordare. Certo, se si legge tra i crediti, il nome di Giorgio Canali è tanto attraente quanto forse un tantino scomodo, come se la sua aura esagitata potesse inevitabilmente oscurare un progetto musicale che cammina con i propri piedi verso un rockeggiante indie-folk dalle sfumature e dalle tematiche attuali. Tuffo (V4V Records) è lo slancio istintivo verso una nuova prospettiva di comunicazione, che non cerca proseliti né facili applausi, ma che testardamente calca il passo per una svolta, magari solo personale o magari involontaria, della musica indipendente italiana.

Tuffo verticale con doppio salto mortale: Se Ferirsi è stato un esordio contemplativo e ricco di pathos in alcuni fraseggi di voce e chitarra, rimane sostanzialmente un diamante grezzo in fatto di lo-fi e autoproduzione; in Tuffo invece la cura del dettaglio è ovviamente maggiore, leziosa a tratti, ma che sa mettere l’accento emotivo ove meglio se ne sente l’esigenza. Dinamismo a piene mani, modulazioni di suono, saliscendi di volumi in cerca di una progressione che non lamenta strappi o salti troppo esigenti; eppure quello che piace di più dei Mary in June sono le liriche, che assumono contorni stagnanti, quietamente languide, alla ricerca di quel movimento, di quell’azione, di quel cambiamento che solo un gesto istintivo può dare. Il contrasto tra l’immobilismo pratico (ma anche spesso culturale) ed una frenesia magari solo immaginata, spinge l’album a collocare immagini quotidiane sempre diverse ed opposte una dopo l’altra, con vaghi e mai pronunciati segnali di resa che paradossalmente esaltano ancora di più i confini dell’azione mancata.

Mary in June TuffoTuffo con un salto mortale e mezzo rovesciato: Ballata dagli echi distorti è Sogni per l’analista, che fa incetta di ricordi fecondi per un’autocommiserazione lucida, eppure quando sembra che questo sentimento prenda il sopravvento, ecco che una scarica di volume investe il chorus spazzando via indecisioni o rancori. Una bella melodia di fondo regge un brano molto intimo, fatto di polaroid intrise di piccole verità che sarà compito dell’ascoltatore svelare. Tuffo non suona come un disco indie da gustare durante una giornata di sole, piuttosto è un qualcosa che va scoperto piano piano, in solitudine, traendo ciascuno le proprie impressioni, ripescando magari dai ricordi. Combustibile continua un percorso introspettivo fatto di cicatrici a cui non importa a nessuno e di amori che finiscono per pigrizia cronica (“quando troverò il tempo per amarti sarà già domani“): il distacco è quasi inumano, spietato e senza sconti, eppure si tratta nient’altro che di una difesa contro l’indifferenza altrui che bilateralmente ci circonda.
Gli arrangiamenti cristallini di Fango o la poesia moderna di Nuova Fine, segnano quello che è un percorso di maturità bello che compiuto; la ricercatezza sonora e compositiva conducono a svelare un’energia ragionata e duratura, fatta sia di pause contemplative che di boati pazzeschi, trovando nella disillusione e nel retrogusto amaro della vita la sua linfa vitale (“sembrava che il cielo trattenesse il fiato e le pozzanghere sull’asfalto ne rispecchiassero l’umore“).
In Confini e Perfetto il tono confidente si fa molto intimo e sincero, nel quale s’insinua sempre una fredda tristezza; mentre in Costole echi tenebrosi figli di un post-punk oscuro fanno capolino e regalano un brano fugace ma molto intenso. Un giorno come tanti è il brano che Canali regala ai Mary in June, che ne rielaborano una versione molto personale, pacata ma melodica, slacciandosi completamente dal piglio sarcastico dell’originale; chiudo con la decisa Dimentica, nel quale il commiato verso il passato è lucido, ponendo l’accento su un presente immobile e su di un futuro tutto da scrivere, mentre gli arpeggi placidi di Qualcuno con cui correre bagna gli occhi di una nostalgia quasi fanciullesca, il tutto cantato con la serenità del sognatore.

Tuffo con salto indietro con mezza rotazione: I Mary in June confezionano una sorta di concept, fotografando con grande eleganza ed altrettanto trasporto quelle sensazioni stagnanti di un presente troppo figlio del recente passato, ed ancora slacciato da quei tanti fumosi domani che verranno. Tuffo vive di emozioni pure, spesso non semplici da decodificare, ma proprio per questo meritevoli di maggiore attenzione e di quella empatia che solo certi momenti della vita possono dare; un disco pratico e vero, che non è figlioccio di nessuno, tanto meno di quel Giorgio Canali che ne ha curato la produzione … quindi ascoltatelo come tale!

Mary in June facebook
V4V Records sito ufficiale

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

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