Those who read between the Lines – Lola’s Dead

Scegliete la vostra strada: per chi dice che il rock è morto, allora questo disco lo potreste definire post-rock, per chi crede invece che il rock se ne stia, nell’anonimato in un isola deserta (magari, che ne so, quella di Brando) assieme a Jim Morrison ed al cane di Hendrix, allora troverà in questo ep, un crepuscolare inno al prog-wave dal forte accento misterioso.

Those who read between the lines -  Lola's DeadStiamo parlando di un progetto musicale vivo e vegeto, i Lola’s Dead. Un battito primordiale che ha origini in quelle ballate celebrali, che avrebbero fatto vaccillare anche le convinzioni di Lester Bangs (vero, Lester?! Si, confermo!); un livido tocco vintage ed un cantato dall’accento pop (come un Thurston Moore in acido!) sono il nucleo pulsante, tutt’attorno echi, sussuri stumentali, intuizioni, essenza. Tre soli brani in Those who read between the Lines, che fa subito passare la voglia di scherzare, a chi credeva di trovarsi di fronte al progettino casalingo di quattro ragazzi! Il minutaggio consistente di ciascuno brano ci racconta che sotto pelle c’è molta passione e meticolosità verso i dettagli, tuttavia non è un disco per tutti … se avete qualche reminiscenza verso i Muse, lasciate perdere, è un falso indizio: in questo disco c’è una disarmonia naturale, che per il sottoscritto è un ineguagliabile pregio!

Sometimes a Newborn Lies ha un eco lamentoso alla Tom Yorke, ma con maggiore minimalismo e in penombra. Eppure il brano si apre e fluttua in un lungo crescendo nel quale la batteria ticchetta, come a contare con glaciale trepidazione, i secondi della vita che scorrono senza gloria; basso e chitarra fraseggiano a singhiozzo, borderline, soffocando lo sfogo e pigiando con parsimonia sul booster. E poi ecco che la parafrasi dell’evoluzione umana ha inizio, niente “once upon the time …”, solo sbucciature e cicatrici vere: «Every step I walk feel further from the ground as my beard is growing makes my picture lie», mai banali, mai artificiali!

E senza pause o schiarimenti di voce si prosegue, tutto d’un fiato, con la metafora di Astonaut ove la band  prova a spiegare il senso di vuoto interiore che invade le vene più aride di sangue, quelle che aggirano il cuore in cerca di risposte: sentitamente un inno all’alienazione, con tutte le implicazioni del caso. Si chiude con Van Helsing, il commiato dell’eroe stanco, e di chi ha visto e vissuto tante, troppe situazioni. Eppure in realtà, tra il groove elettrico che si genera, si medita a voce alta sulla vita contro la morte e l’epilogo non può che sentenziare: «Always read the same old story … ».
Disco coraggioso, pieno di sostanza e di buone intenzioni … tuttavia digeribile da chi mastica bene la musica o per chi sa leggere tra le righe !!!

Lola’s Dead  sito ufficiale
Lola’s Dead myspace
Lola’s Dead soundcloud

recensito da Gus
Gus heartofglass

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