The Sky’s Gone Out – Bauhaus

Peter Murphy a rigor di logica avrebbe dovuto essere il vate del dark-pop, ed in generale figura di culto di un epoca, insomma cose del tipo la propria faccia sulle t-shirt. Invece niente di tutto ciò, o almeno solo circoscritto nell’elite degli amanti del genere: questo è The Sky’s Gone Out (1982)
I Bauhaus sono arrivati per primi, e anche se esistono altri esempi più originali, va dato atto che hanno saputo trasformare il loro post-punk degli inizi, con un qualcosa di molto più complesso, fatto di trucchi ed alchimie molto raffinate e molto coinvolgenti. Murphy è un vampiro, intellettuale-artistoide, saccente come molti frontman carismatici ma dall’ego smisurato (evito di far nomi, anche potrebbe esserci quello del sottoscritto!), complice di una band che sperimenta la forza del pop rarefatto, invaghito di sibili e sinistri ronzii che conferiscono alla musica quell’aura mistica e segreta che tutti i critici hanno sempre riconosciuto.

The Sky's Gone Out - BauhausLa prima scena di Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott è il manifesto dark che ha come icona proprio Peter Murphy, in quella sua danza affascinante e priva di emozione. E’  il trade d’union che lega i Bauhaus alla loro fama “gotica” succhia sangue, e l’avvicinano alla figura altrettanto eterea di David Bowie. Sono tutte tracce, indizi, di un trend crescente che porta Murphy e la band a confrontarsi con un discreto successo commerciale suggellato dalla cover di Ziggy Stardust. Versione che perde quell’anima folk-glam, per rimanere ugualmente truccata, ma con tinte chiaro-scuro di intensità primordiale!
La musica dei Bauhaus è veramente evocativa, intrisa di quel brivido oscuro da cripta, occulti fino al midollo ma urbani, surreali nelle loro ballate graffiate da lividi horror. Onirici, sentimentali ma senza essere sdolcinati, bipolari, licantropi che sanno mutare pelle e concedersi ad un noise moderato, orecchiabile e non aggressivo.
Funerei cortei sonori che si dilungano nel tempo, come nella migliore tradizione della wave, Third Uncle (scritta da Eno!) è tambureggiante nella sua danza da magia nera, mentre Silent Hedges fluttua nell’etere più nebuloso ed androgino. Confusione sessuale, finzione mascherata, retorica depressiva dal forte impatto scenico, Spirit è una pietanza da banchetto medioevale, ad immagine e somiglianza del proprio frontman.

L’ecclettism di Murphy e la sua personalità così spiccata, alla lunga convergono in un attenzione spasmodica per le sue movenze e il suo non-pensiero. Il giocattolo dark-gotico aveva peculiarità legate non tanto all’apparire, quanto all’essenza e all’arte. Il cinema d’epoca degli albori, promuoveva un chiaro-scuro, che bene esemplifica il romanticismo malato della band, macabro per i comuni mortali.
The Three Shadows si evolve in 3 parti, ricche di pathos dai contorni sinistri: la prima somiglia ad una lenta salita verso la torre maledetta, nella seconda la voce di Murphy sembra parlare ad un pubblico seduto in platea, evocativo e ricco di metafose e simbolismi che vanno dal pesce, alla putrefazione, alla sete, in una stolta preghiera che sa di rituale magico.  Chiude la zingaresca terza parte nel quale si insinuano nuove sonorità, apparentemente casuali in un cabaret gotico dalle tinte patinate.

Alla fine della fiera The Sky’s Gone Out è un buon disco, elegante e tetro, con sonorità avvincenti che lasciano appena intuire una decadenza palesata senza troppi piagnisteri. Da ascoltare con il favore delle tenebre, magari a lume di candela. Si sa, l’atmosfera conta!
Gus amava sinceramente i Bauhaus!

recensito da Gus
Gus heartofglass

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