The History of Kranens – Biodegradabdrs

(“Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica. E c’è elettricità nell’aria. Puoi quasi sentirla… mi segui? E questa busta era lì; danzava, con me […] Per quindici minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c’era tutta un’intera vita, dietro a ogni cosa. […] Il mio cuore sta per franare“); come la mistica danza della busta di plastica in American Beauty, una sorta simile capita a quattro ragazzotti di Reggio Calabria ed a una busta bianca dell’A&O incastrata tra i rami di un albero. L’immagine colpisce particolarmente Marco Bella (voce e chitarra), su cui imbastisce una serie di ragionamenti (alcuni logici, altri presumibilmente no!) che a effetto domino portano a formare una band musicale: i Biodegradabdrs nati dal suono onomatopeico dello stadio di biodegradabilità.
Il resto della band è completato dalle tastiere e dalla chitarra di Paolo De Matteis, dalla sezione ritmica di Alessandro Romeo (basso) e Filippo Occhiuto (percussioni), mimando un carroarmatorock di estrazione indie libertina, nel quale l’ilarità e la provocazione diventano il pane quotidiano di un suonare disinibito, disimpegnato e a tratti pure disinteressato. The History of Kranens è un doppio lp corposo, intriso di varianti e variabili musicali che passano senza troppo pudore dal garage secco ed abrasivo, ad un folk spiccio, senza disdegnare saliscendi rumorosi e colmi di effetti echo e delay. E’ però nei testi che i Biodegradabdrs mostrano il lato oscuro della provocazione, con riferimenti mai e poi mai velati al sesso (di qualsiasi genere e forma!), senza pur tuttavia mostrare volgarità e malizia, ma strappando sempre un sorriso, anche grazie ad immagini puerili nate da un’irrealtà quasi spiazzante. L’arte di sminuire la seriosa trama cantautorale e generazionale viene spontanea ai Biodegradabdrs, come un gesto di ribelle rottura verso quella musica alternativa ruffiana e compiacente, creando un proprio linguaggio ed un personale humour noir, che fa breccia subito agli orecchi più attenti.

THE HISTORY OF KRANENS - BIODEGRADABDRSDifficile addentrarsi in un track-by-track di 18 canzoni distribuite su quattro lati, eppure nelle meccaniche dei Biodegradabdrs, c’è una furbesca sperimentazione nel dilatare alcuni brani, incollando come un puzzle naïf pezzi diversi generi, giocando con volumi e passaggi poco ortodossi, ma facendo intravedere una buona tecnica compositiva, alcune idee davvero spassose. Manca una certa linearità armonica nel passaggio da un brano all’altro, ad esempio dalla ballad secca di Non Bevere l’Acqua Fredda che chiude il primo disco, all’elettro-pop di La Canzone dei Conigli Sospettosi che apre il secondo. L’unico trade d’union è la demenzialità sparsa lungo versi e ritornelli, apparentemente semi-seri e la cui carica solenne viene spazzata via da giochi di parole e riferimenti verso quelle cose che di solito non si cantano. Così ad aprire il disco è la poetica rovesciata alla Manuel Agnelli di Quella in la minore, passando per il chorus orecchiabile di Al Momento non me ne Alimento, un rock rumoroso dalle dinamiche nineties piacevoli, approdando poi al delirio inconcludente e labirintico di The Beduin’s Songs.
Il disco numero due calca più la mano verso la sperimentazione più dissonante che possa esistere, Favo è una creatura nei meandri più oscuri della psiche, mentre Telescopi porta in dote un sapore estivo e radiofonico (“sporcato” dalla solita visione estrema targata Biodegradabdrs), mentre La Malattia è un altro esperimento che ha come base la follia e l’istintività, lasciando l’ascoltatore spiazzato ed indeciso se skippare in avanti al prossimo brano. Perché forse sta proprio tutto qui, nella capacità dell’ascoltatore di immergersi, capire e resistere a nervi scoperti a The History of Kranens: lavoro poco ortodosso e decisamente eclettico, che sfida (sapendo già di perdere!) la musica mainstream a colpi di sagacia e libertà espressiva, ma delineando un divertimento ed una gioia di suonare e cantare che forse manca ad altri, ben più quotati, artisti.
Chiudo con il brano forse racchiude tutta l’esperienza della band, non a caso intitolato Biodegranoibdrs, una nenia di 12 minuti che mette insieme tutta la fantasia e la spregiudicatezza di questi quattro ragazzi che si sono divertiti da matti a suonare e registrare questo selvaggio disco, e che senza più di tanto ammetterlo, ha divertito pure che l’ha appena recensito… grazie, dunque!

 

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Biodegradabdrs bandcamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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