In the City – The Jam

I Jam erano l’altra Londra, rappresentando la proletaria periferia rimasta ancora legata nostalgicamente al rock ‘n’ roll degli anni ’60. Il loro non era punk, o almeno non lo era come quello dei Sex Pistols o dei Damned. Da Woking, 40 chilometri da Londra, i Jam nascono nella prima metà degli anni ’70, per mano di Paul Weller e Steve Brooks ancora teenagers, sedotti dalla British Invasion di Kinks e Beatles. Ma fu solo dopo aver scoperto la forza espressiva di My Generation degli Who, che i Jam si trasformano in ragazzi mod; con la contemporanea entrata in pianta stabile di Rick Buckler (batteria) e di Bruce Foxton (basso), il trio (nel frattempo Brooks lascia) è pronto a conquistare la Londra dei punk.
Dall’abbigliamento scenico in completo scuro, camicia bianca e cravattino, i Jam rinnegano immediatamente gli abiti strappati, le spille da balia ed le creste colorate. La loro ribellione trova un insolito trade d’union tra generi diametralmente opposti: la violenza e la sgraziata energia del punk, contrapposta ad un’adrenalina mod, solo parzialmente più composta ed educata. Consacrati nello storico 100 Club di Oxford Street, i Jam trovano nella loro diversità scenica un motivo per riconoscersi dalle miriadi di gruppi punk che stavano nascendo, trovando nella Polydor Records un interesse molto particolare. Il singolo di punta, In the City, uscì nel febbraio 1977, nello stesso mese in cui Glen Matlock dei Sex Pistols viene sostituito da Sid Vicious, facendo forse già intravedere la grande truffa mediatica del punk. Tuttavia i Jam trainati dal successo del singolo (che viene suonato anche nel famigerato Top of the Pops londinese), ottengono proseliti tra quella fetta di pubblico che non condivideva la sfrontatezza e la rabbia punk, orientandosi verso forme nuove, che di lì a poco sarebbero sfociate in diverse sfumature di wave.
The Jam - In the CityIl 33 giri In the City, uscì nel maggio del 1977 ed indubbiamente rimane una delle testimonianze più influenti di quel biennio punk. Dal songwriting raffinato ma ruvido, Paul Weller fa intravedere già un discreto talento di scrittura controcorrente, evitando astutamente le provocazioni verso le tradizioni e le istituzioni inglesi (bersaglio preferito dalla rabbia di John Lydon o dall’ideologia working-class di Joe Strummer), ma anzi, abbracciando ed ostentando vero amore per lo stile di vita inglese. Anche per questo i Jam non trovarono quella completa accettazione da parte di un pubblico volubile e sostanzialmente arrabbiato ed alienato, come quello londinese. Art of School apre il disco in una scarica di energia che si ferma in bilico tra l’isteria dei primi Clash e quel retrogusto sostenuto in salsa sixities degli Who. Le velocità ed i toni sono assolutamente punk, i tre accordi sono dapprima un dogma, ma sfociano via via in un fraseggio lisergico e meno secco rispetto all’ortodossia riot. Slow Down (cover di Larry Williams) mantiene la sua anima da ballata rhythm-blues con tanto di solo finale inviperito, Sound from the Street delinea armonie quasi pop (preponderanti nelle produzioni successive di Weller), mentre Time of Truth è mossa da riff ripetitivi, spezzati, con buona costanza, dalla sempre arrembante sezione ritmica. Due cenni anche alla conclusiva Bricks and Mortar, che si crogiola in una tensione interessante, prima di implodere in un chorus spigoloso e decisamente allineato alle peculiarità musicali dello stile mod (di riflesso vedasi l’ombra dei Dr. Feelgood).

In the City rimane certamente l’inno primordiale dei Jam, nel quale una minuscola sensazione di disagio evade dalla ruvida dialettica di Weller, sfociando in una lucida confessione generazionale che non ha necessità di maneggiare metafore forti per rimanere impressa nella mente, e proprio per questo mantiene la sua distaccata personalità in un calderone punk che già nel 1977 ravvisava i primi segni di cedimento.

«And I know what you’re thinking
You’re sick of that kind of crap
But you’d better listen man
Because the kids know where it’s at»
In the City

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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