The Black Holes (Ep) – The Black Holes

The black holes ep - The Black HolesDichiarazione d’intenti. L’attitudine rock o pop di una band può dipendere da vari aspetti, tuttavia discriminare è sempre pericoloso ed opinabile. Ammesso che l’appellativo “pop” possa essere ritenuto sgradevole (a torto ovviamente e solo per coloro dalle medie vedute), ricordo che la rock band per eccellenza (i Rolling Stones, ndr), si è più volte ammalata (specialmente nelle produzioni anni ’90) di raffreddore pop. Ad ogni modo questo è un falso problema. Decisamente peggiore è la retorica che si nasconde dietro il rock, usando chitarre elettriche e frasi ad effetto per muovere band senza fantasia, trasformandole in macchine da soldi. E di casi celebri (e pluri-premiati) ce ne sono a bizzeffe. Tuttavia, non è il caso di questo omonimo Ep di una band dal nome tenebroso e con licenza di hard-rock patinata, The Black Holes. Una realtà dell’interland milanese con grande energia e passione, che spreme come un agrume i propri strumenti ricavandone un succo da un sound dolce, orecchiabile ma non preconfezionato. Cinque ragazzi dallo stampo rock, che sanno mantenere una semplicità tutta italiana, a partire dalla voce viscida e stridula di Castro, passando dalle grumose chitarre di N.U. e Max, fino al basso petulante di Azzo e finendo con una batteria incisiva e vivace suonata da Teo. Genuini, non sempliciotti!

Dopo le prime scaramucce sonore e i primi concerti, la band si fa il nome grazie ad una folta attività live che sfocia in performance simpatiche, ove l’intrattenimento e la musica sono al primo posto. Nel 2008 vede la luce il secondo Ep, platonicamente intitolato The Black Holes, nel quale la ricerca rock ha una virata decisa senza mai uscire dagli schemi. Trainato da un riff orecchiabile via di mezzo tra Metallica e Guns ‘n’ Roses, Niente è come vuoi presenta un rock soffice e dai buoni propositi, tuttavia manca di cattiveria in un testo a tratti retorico, che non si capisce dove vuole andare a parare: né troppo pop, né troppo oltraggioso, però indossabile da tutti . Molto meglio è Stimoli, che ripropone la formula deleteria di un sound vivace ed effervescente di marca pop, con tanto di cori nel chorus, che correggono bene la tonalità di  brano tutto sommato ben costruito.

Voglie Strane è il brano migliore del lotto, grazie ad un ritmo tambureggiante nel quale chitarre e batteria giocano sulla velocità e l’incisività: lascia positivamente il segno. Un pizzico di hard che non guasta mai rende corposo il sound globale, tracciando un percorso interessante anche per il futuro artistico della band.
Puzza invece di pomposo, Vecchio Rocker, un rock-pop coinvolgente che racconta con le giuste parole il cliché del “rude ma sentimentale”, mito degli anni ottanta di etichetta hair-metal e simili di cui si nutrono ancora oggi dubbi sulla sua presunta esistenza.

The Black Holes sono attualmente alle prese, con ottimi esiti, con il Jack Daniel’s Contest e sembra (ascoltare e vedere per credere) che la dimensione live sia più congeniale alla band e alla propria musica, che magicamente perde molta di quella retorica viziata udibile al primo ascolto. Un buon omonimo esordio per una band che sta cercando un sound più personale e magari la giusta corda da stridere  … in long-playing i risultati possono essere sorprendenti, teschietti apparte!  

 The Black Holes sito ufficiale

recensito da Poisonheart
 

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