Terrafirma (ep) – Nuxor

Qui da noi della scena di Palm Desert se ne sa poco: lo stoner d’importazione (Kyuss quindi Queens of the Stone Age o Eagles of Death Metal) nel Belpaese non sembra abbia mai attecchito più di tanto. Spesso lo si vede relegato a genere di nicchia, eppure c’è chi di trincea vive, come Adriano B., in arte Nuxor, che dopo aver suonato una vita la chitarra o il basso nelle più disparate band, ha deciso di mettersi in proprio con un progetto dalle evidenti sonorità stoner. Terrafirma è un extended-play vorace e conciso, che in quattro tracce strumentali snocciola i dettami principali del genere, tra chitarre baritone e gutturali, power-chords e riff ripetitivi ed ossessivi.
Composto, suonato e prodotto autonomamente, Nuxor svela la sua esperienza sul palco, miscelando con sapienza tutti gli ingredienti peculiari dello stoner-rock, senza colpi di testa o soluzioni naïf di poca utilità; anzi il sound è compatto, secco fino all’osso, un rigurgito rabbioso che con il grunge è lontano cugino. Prive di melodie e parole, le quattro tracce di Terrafirma sono forse proprio un omaggio a quella arida e aspra Palm Desert culla della scena stoner; come polvere rossa negli occhi, la musica è possente, penetrante e poco incline ai compromessi.
nuxor-terrafirmaStonewall ha il classico mid-tempo delle produzioni stoner; riff acuti e squillanti su di una tela ritmica cupa e forsennata, nel quale un basso operaio muove trame intestine ed una batteria metallara si trattiene a stento dall’implodere. Cambi di tempo azzeccati, senza quella frenesia della dinamica e del continuo cambio di scenario: considerando l’assenza del cantato, direi che l’acume di Nuxor nei vari momenti del brano è quantomeno intelligente ed azzeccato. The One è la prosecuzione naturale della traccia precedente, lo stesso groove desertico, la stessa tensione incandescente, come una palla infuocata che acceca completamente la vista: riff vigorosi (molto bello il bending in questo brano) e tecnicismi pacati, per un ascolto che non infastidisce.
Once suona sghemba e nervosa, come se colta da improvvise convulsioni tra distorsioni graffianti e fuzz meravigliosamente invadenti; mentre Mankind si dilata nel tempo in uno sforzo compositivo maggiore. Dalle movenze maculate e feline, il brano è retto da un motivo baritono che soffoca sottotraccia tutta l’energia convogliata sin qui, e costretta quindi ad esplodere a piccole dosi; nella parte centrale le velocità si riducono drasticamente creando un pathos vorace pronto ad deflagrare in qualunque istante. Così l’ascoltatore rimane con l’orecchio vigile e pronto all’apertura definitiva delle distorsioni (come nelle classiche soluzioni rock) che tuttavia non arrivano mai, lasciando che tale sospensione porti il brano al suo imprevedibile epilogo.
Con Terrafirma probabilmente Nuxor si toglie uno vizio e qualche sassolino dalla scarpa: la sua influenza per lo stoner vive in una prova ricca di passione e coraggio, di buone soluzioni compositive e di quella giusta dinamica che non fa rimpiangere alcun cantato roco o disperato. Nice try !

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Nuxor bandcamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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