E’ quello che ho pensato anch’io! Le maschere che portano i Private Kill rischiano di essere controproducenti rispetto alla qualità del prodotto che la band tenta di servire: una pietanza che sa di metallico con infatuazioni elettriche e macchiato da avanzi di indie-rock.
Mi spiego meglio, la poltiglia rock-metal che si è coagulata negli ultimi anni (azzerando l’efficacia aggressiva del metal e congelando la consistenza del rock!) mescola periodicamente diversi generi, e con alterne fortune propone look e stili subito identificabili per le masse recettive a suoni immediati e senza troppi giri celebrali.
Il metal intendiamoci è un’altra cosa, ed i Private Kill cercano di avvicinarsi quanto più possibile percorrendo una strada concettuale e meno impulsiva, dosando con mano ferma ricerca sonora, accessibilità e contenuti. Viene meno forse la perfezione stilistica da sempre cavallo di battaglia dei capelloni con basette e barbacce in incoltissime, così come stravaganti esercizi di mano, velocità e postura!
Se pionieri come gli Slipknot sono reduci da almeno un paio di album ciofeca, non c’è da stare tranquilli: il giochino delle maschere ha stancato! Poco originale, ed anzi ripetitivo e facilmente associabile a qualcosa che in realtà non c’entra niente. I Private Kill azzerano la propria identità di singoli per concentrarsi sul messaggio che la loro musica vuole lanciare; un encomiabile proposito che rischia di essere confuso dagli ascoltatori meno accorti. Tales from the Twilight svergina un angoscia profonda e senza troppi giri di parole punta il dito sulle ingiustizie e le atrocità di una società contemporanea distratta ed incline a perdere man mano tutti i propri valori. La band sa cosa vuole e cerca di esprimersi con sincerità in canzoni aggressive nei significati ma non pericolose per l’udito: un buon compromesso, tutto sommato. Slippin’ Away è un ottimo biglietto da visita per conoscere la band: suono secco, a tratti granitico, propenso ai cambi di tempo sempre graditi e senza per forza sbilanciarsi in inutili assoli. Un brano veloce, ritmato, piacevole, non retorico!
Ovviamente i puristi del metal grideranno allo scandalo, ma per una volta lasciamoli inveire contro il nulla! No Fear preme sull’emotività di un rock distorto, pacato e riflessivo, con slanci d’angoscia: le diverse facce dei Private Kill. Twilight corre sul binario del metal made in italy, vivace, aggressivo al punto giusto, orecchiabile. La ricerca melodica trova in The Last Prayer un manifesto interessante, mentre Breakin’ Down sembra quasi avventurarsi in un industrial claustrofobico ed imprudente.
Fall è il miglior pezzo del disco e già dopo pochi ascolti si stampa in testa echeggiando per qualche ore grazie ai giochi di chitarra e tastiere! Non risulta forzata la versione di Frozen, interpretata come forse avrebbero fatto i Lacuna Coil: una cover non facile, se non altro per la diversa dimensione sonora. Una grande prova di coraggio e di apertura verso ogni genere: miss Ciccone approverebbe! Dieci tracce mai ripetitive, ognuna delle quali ha sempre qualcosa di intelligente da dire. Tales from the Twilight è un buon disco, né scontato né troppo originale, ma che avvicina più che mai i Private Kill alla maturità! Al A-Live a luglio apriranno agli Skid Row, eh mica male …
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