Stop the Bombing – 7 Training Days

Come indecisa tra la pillola colorata di Morpheus ed il bipolarismo di Tyler Durden, mi convinco che forse eventuali licenze romanzesche o cinematografiche sono distanti da quella realtà digitale o consumistica che viviamo nel nostro piccolo quotidiano. “Fermate il Bombardamento!” non ha i riferimenti bellici che potevano esserci negli anni ’60, qui il bombardamento corre sulla fibra, si materializza su piccoli schermi da muovere con le dita, ha una voce meccanica ed una grammatica ignobile: tutta questa confusione mediatica viene ben ritratta dai 7 Training Days nel loro terzo lavoro sulla lunga distanza, Stop the Bombing.

Freedom, give it to me, that’s what I want now: Il quartetto laziale dopo qualche anno di troppo nel silenzio, si ripresenta con una suite sonora sofisticata in arrangiamenti che sanno spaziare dal loro consueto rock-folk compatto, fino a reminiscenze sixities, ed addirittura sconfinamenti nel jazz-soul più elegante e pepato. Dopo una vita in autoproduzione, la VDSS Records corteggia i 7 Training Days ed ecco che prende forma un disco molto articolato, di quelli che vanno ascoltati con la pace dei sensi e con l’attenzione di chi non ha fretta di passare alla traccia successiva. Fiati ed archi decorano il pacchetto sonoro della band, che ha sempre fatto della melodia di chitarra e nelle trame calde di basso la propria solida dote; e quello che sorprende maggiormente è che nonostante la grande ricchezza sonora e di influenze, il tutto galleggia lineare nel medesimo orizzonte, senza strappi o esperimenti azzardati. Il piacere di scoprire di volta in volta cambi di tempo puntuali, o fraseggi emozionanti, delizia davvero il palato, e fa capire con estrema chiarezza che l’esperienza e la cura del dettaglio pagano sempre.

7 Training Days - Stop the BombingAll the leaves are brown and the sky is grey: Eppure quell’aura sonora che aleggia sopra le orecchie sembra quasi richiamare il folk della contestazione, delineando parallelismi che con un pizzico di arguzia non sono poi così infondati; se all’epoca le lancette dell’orologio si avvicinavano pericolosamente a pochi minuti dalla mezzanotte, qui l’orologio è digitale e perde di tutta quella poesia apocalittica che teneva il mondo col fiato sospeso. La critica ai tempi d’oggi così tecnologici ma sostanzialmente freddi, è spesso sottile e sfuggente, poiché i 7 Training Days snocciolano una calda nostalgia nel ricordare i giorni innocenti, quando il calore umano si misurava con un tocco. Una prigionia celata a cui forse è impossibile sottrarsi, proprio perché ci viene spacciata come grande libertà democratica: invece altro non è che il mettere in fila tante belle statuine obbedienti e fedeli alla linea. Awareness, mescola un funk malandrino, grazie trombe celebrative che rimbalzano tra fraseggi di chitarra e pizzicate di un basso così tenebroso da rendersi protagonista in un chorus melodico ma tagliente. La varietà di soluzioni melodiche lascia stupefatti, eppure siamo solo all’inizio, poiché A Waste of Gold se possibile è ancora più bella: suonata come un folkloristico rock di protesta, il brano scivola via delicato attraverso amabili riff di sei corde e di una batteria pressante ma non invadente. In White Lies i tempi rallentano e la contemplazione si fa emozionante, al limite della solennità; mentre Stop the Bombing porta in seno tutta la carica dei  7 Training Days mescolata ad un’abilità tecnica elevata, ma che risulta anche accessibile all’ascolto. Poi c’è spazio alla più classica delle ballad acustico, in Lighway, mentre in Hurtgame i volumi si alzano mantenendo una certa eleganza, grazie ad un cantato evocativo ed a una piccola parte strumentale nel quale l’organo (Wurlitzer, per la precisione) conferisce un’aria maculata e direttamente riconoscibile. Fuzz in your Head fischia apparentemente rumorosa, per rivelarsi poi sinuosa nel suo prosieguo rarefatto; eppure lo stupore viene sverniciato per l’ennesima volta all’ascolto di If Winter Comes, un godibilissimo lento dal retrogusto jazz, arrangiato in maniera da creare una bellezza progressiva che tocca le corde emotive giuste. Chiudo con Red Ocean / Blue Ocean al limite della Gioventù Sonica nel suo attacco, ma capace di mutare verso una preghiera pagana colma di pathos e di speranza: doveroso riascoltarlo perlomeno un’altra volta.

They got the guns but we got the numbers: Stop the Bombing forse sarà lontano dal frizzante, ma a tratti vuoto, indie-pop che in questi ultimi mesi è sbarcato anche nelle radio commerciali; qui l’ascolto è adulto, ben sostenuto e bilanciato, ma non per questo serioso o di difficile assimilazione. Gli arrangiamenti dei 7 Training Days sono ricchi di spunti e di quella magia, che in pochi riescono ancora a regalare alla musica. Grazie di cuore!

 

7 Training Days sito ufficiale
7 Training Days facebook
7 Training Days youtube

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

 

 

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