Seven Songs Ep – Twelve Days of Fitness

Eh, già. Sembra paradossale, eppure le cose stanno così. In quest’epoca sessualmente digitalizzata, la musica elettronica dedita alla sperimentazione, oziosamente sonnecchia sotto pesanti coperte di tessuto sintetico. Ora come ora, siamo lontanissimi dall’apice toccato negli anni ’80 ed imparagonabili con il successo commerciale riscosso nella seconda metà degli anni ’90. Difficile trovare spiegazioni. I mezzi di certo non mancano! Latitanza di idee? Probabile.

Twelve Days of FitnessI Twelve Days of Fitness viaggiano controcorrente e con coraggio (e forse un briciolo di incoscienza) propongono un indie-ambient fresco e stuzzicante, più simile all’exploit degli inglesi Klaxons che alle ferite-musicali dell’anima degli ottimi Radiohead. La novità è l’ingrediente peculiare per questa band che non si vergogna di sfruttare appieno la tecnologia, componendo i brani sfruttando la spinta telematica di internet, e inserendo qua e la mellotron e drum machine. Certo, la musica si dovrebbe trattare sempre con guanti bianchi: imprescindibile è la dimensione jam e live; tuttavia il risultato di questo ep, non è artificiale né tantomeno freddo o meccanico! Seven Songs Ep concentra, in maniera misurata, suoni e melodie che attingono dal bagaglio amibient/chillout, senza essere troppo leziosi, regalano un rock-pop dietetico, che tuttavia non si concede rinunce.
La chimica di questo mini è impressionante, precisi come chimici da laboratorio, eppure mai spigolosi o monolitici: ad ogni brano batte un cuore!

Le influenze musicali sono palesemente ostiche al mainstream, preferendo più l’onirismo alla Eno che un progressive ecclettico e lisergico. Decongestionante e rilassante in ballate agro-dolci, come Oneida (sfacciattamente ambient!) o più contemplative come in Ieri: Pioggia.
Sonorità calde, vagamente orientaleggianti, con minimi i cambi di ritmo e assenza di distorsioni esagerate: molto più vintage rispetto mie aspettative. Bonsai-pop di velluto in Tree Love Song, il brano più coraggioso della collezione e quello dal gusto più new-wave: come piace a me! La solennità di Lodo e l’androginia di Chinese Glad Eno, assecondano le buoni impressioni fin qui espresse; è confortante scoprire una band che quasi mai emula i propri beniamini. Lo spessore artistico dei Twelve Days of Fitness è confermato dalla tenebrosa Charles & I, ricca di pathos ed armonia allo stesso tempo; mentre più canonica (ma non meno efficacie) è Montecarlo: Enzo’s song, che scivola via verso l’acustico senza contraddizioni.

Ep particolare, con un certo fascino e non privo di eleganza. Cronicamente pacato, anche se una spruzzatina più di rock non guasterebbe. Monotono? Direi di no, ma dipende dall’ascoltatore.
Bisogna avere orecchio per sapere apprezzare questo interessante concentrato di musica sperimentale.

 Twelve Days of Fitness myspace

recensito da Gus
 

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