Sentimentale Jugend – Klimt 1918

La storia di questo doppio disco dei Klimt 1918 è pazzesca e potrebbe fungere da spinta propulsiva per molti di quegli artisti che ad un certo punto della loro piccola carriera perdono la passione ed il primo amore per la musica. E’ la forza di volontà e quella sensazione che si sta per creare qualcosa di assolutamente grande, che muove impensabili energie, per superare peripezie quotidiane ed ostacoli che in un attimo possono scoraggiare il lavoro di anni.
Dopo una carriera decennale, i Klimt 1918 nascono alla fine del secolo scorso, il quartetto capitanato dai fratelli Marco e Paolo Soellner decide al terzo disco Just in Cause We’ll Never Meet Again (2008) di prendersi una pausa, mascherata da una silente covata di idee ed impressioni. Sentimentale Jugend nasce in una piccola stanzetta d’ufficio tra le scartoffie di un noioso lavoro, prendendo il nome dalla band sperimentale di Christiane Felscherinow (vi dice niente Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino?) in collaborazione con un certo Alexander Hacke dei Einstürzende Neubauten. Le influenze berlinesi tuttavia non finiscono qui, e non tanto per l’anima post-punk-industriale o per la vacua e dilatata atmosfera decadente alla Isherwood (portata poi in auge dalla Trilogia Berlinese di Bowie-Visconti-Eno); in questo progetto musicale affiorano le nostalgie di una città murata e spiata, quietamente infettata dalla fredda passionalità della pellicola pluri-premiata di Von Donnersmarck (Le vite degli altri, 2006).
Tra un dream-pop amputato ed uno shoegaze rarefatto alla maniera di “lenta” di Neil Halstead; i Klimt 1918 concettualizzano un opera maxima di rara profondità e bellezza; giustificando così i sudatissimi due anni in sala di registrazione, quasi sempre di notte e dopo le ore lavorative in ufficio. La fatica e l’inumana perseveranza nell’inseguire e perseguire l’obiettivo di questo disco è molto evidente anche nell’ascolto, poiché una sorta di solennità artistica tocca quasi tutte le note di questo complicato e ben amalgamato lavoro. Se la scelta di un doppio disco con ben 19 brani e più di un’ora e mezza d’ascolto, sembra piuttosto lontana dalle logiche mainstream, i Klimt 1918 rimangono coerenti alla propria indole, rinunciando a tagliare qualche brano solo perché troppo prolisso o non sufficientemente compatto. Ogni traccia ed ogni nota di Sentimentale Jugend (via Prophecy Productions) racchiude un preciso istante emotivo, che non avrebbe avuto senso cancellare per futili motivi commerciali.
Sentimentale Jugend Klimt 1918Riverberi e muri di suono non sono in maniera scontata sempre onnipresenti, anzi la variabile impazzita è rappresentata dalla vocazione per i fiati e per la melodica andatura della musica anni ’50, che annegata in litri di tremolo e delay trova una sua dimensione del tutto unica. Sentimentale, come disco numero uno, dovrebbe rappresentare l’anima più corrosiva dell’intera opera; e l’apertura cristallina ma darkeggiante di Montecristo, ne conferma l’aura e la vena crepuscolare. «Volevamo terrorizzare la nostra vena pop con sonorità poco rassicuranti, sporcate da rumori ed esplosioni», confermate dall’isteria rallentata de La Notte (con qualche reminiscenza alla Killing Joke) o dall’enfasi nucleare di Belvedere, o ancora dal sapore aspro e mediterraneo di Gaza Youth. Non scontata la rivisitazione eighties, di Take my Breath Away (Giorgio Moroder Über Alles) depurata dalla patina da soundtrack e sporcata con feedback luciferini.

Jugend, sembra invece enfatizzare il respiro post-punk dei Klimt 1918, calcando maggiormente sulle arie della stantia Berlino degli ultimi giorni, con un synth-pop sospirato ma mai rinnegato, facendo riemergere maggiore varietà di suoni: tra spazi bianchi e rallentamenti controllati, il passo del secondo disco sembra più rilassato, ma è solo una fugace prima impressione. Brani come Nostalghia o la meravigliosa Ciudad Lineal, riscrivono il concetto di new-wave attraverso la sapienza di arrangiamenti ovattati e sudici, eppure così rotondi da concedere qualche grammo di felice malinconia. Da segnare anche le sghembe disarmonie di Unemployed & Dreamrunner, o la lussureggiante Lycans, trapassata da effetti epilettici e cavernosi, come accadeva tanto tanto tempo fa a Manchester. Anche su questo secondo disco, ecco un volo pindarico su altri pianeti: la pasoliniana Stupenda e miserabile città, è l’omaggio alla maledizione dello scrittore.  
Chiudo con le parole dei Klimt 1918, quando rievocano i strazianti periodi di gestazione del disco «Solo quando le sessioni di registrazioni sono iniziate abbiamo capito che Sentimentale Jugend sarebbe stato il momento più alto e al tempo stesso più terribile della nostra carriera»; ed in un certo senso questo è vero, poiché in un lavoro così poliedrico e curato vi è la malizia della perfezione e l’agonia creativa di non riuscire a fare mai più qualcosa di similare. Tuttavia, siano dinanzi ad un grandissimo lavoro …ascoltatelo!

Klimt 1918 facebook
Prophecy Productions facebook

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

 

 

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