Come moniker, Country Feedback, presuppone perlomeno una certa dichiarazione d’intenti verso le sonorità -primigenie o evolute- che da Athens (Georgia) irrorarono di mistero prima lo spazio delle college-radio, poi rinsavirono il mainstream di un intero decennio. Invece, a parte qualche volatile reminiscenza -verso i R.E.M. ovviamente- che evapora presto lungo un bagnasciuga melodico e variopinto, Country Feedback di tale influenza non lascia che un precitato -peraltro ottimo- sul finire del disco, senza peraltro svelare il mistero che l’aveva generato. In quest’esperienza, Antonio Tortorello si avventura come solista senza indecisioni, con le idee chiarissime su una proposta musicale che prende in contropiede e si mette di trasverso lungo tutti i nineties (My Own Private Nineties, verrebbe da dire) e forse non solo.
La stagione con i 7 Training Days (recensiti con entusiasmo su questo spazio) probabilmente aveva esaurito la spinta creativa come collettivo, ma non per quello che i singoli avevano ancora da ribadire in musica. Antonio Tortorello, che nei 7 Training Days incernierava ritmiche con il suo basso; nell’esordio solista di Season Premiere (Mia Cameretta Records) sovraintende a tutta la produzione, suonando praticamente tutto quello che c’è da suonare, senza tuttavia rinunciare a qualche ospitata; di cui mi limito a citare Cristiano Pizzuti dei Black Tail e la tromba di Giulio Bozzo (ma sono davvero tanti, merita di cercarseli tutti con i rispettivi progetti!). Come l’episodio pilota di una serie tv (la passione per il cinema di Tortorello è visibile anche nel videoclip di Shuck Dat Corn Before You Eat, con dei significativi fermi immagine) che solitamente racchiude in sé molti degli ingredienti che seguiranno via via che la trama assume spessore, anche Season Premiere scivola in una carrellata impressionante di sonorità, di esperienze, incroci e scontri di stili diversi, di sguardi musicali che perdurano anche oltre l’ascolto.
Le dinamiche stratificate alla Wire di Shuck Dat Corn Before You Eat annunciano lo svolgere di un lavoro che non si prende pause, felice di stupire, convogliando un post-punk tribalizzato da congas, su cui fluttua un soffio di tromba reiterato ed ossessivo. Una pangea espressiva che assimila sonorità dello spazio e nel tempo con cadenze e peculiarità diverse/sfalsate, ma che posseggono come unico grande punto in comune l’esperienza unica e personale di Tortorello con la musica ed i suoi generi. Country Feedback gioca con intelligenza su accostamenti e contrasti che eludono il mero esercizio di calligrafia, per farsi melodia, armonia, pezzi di mezzi ricordi. Lo squarcio che si genera è intimo, come un elastico si estende fino al passato più idealizzato dell’infanzia (vedi la cover-art), ritraendosi con logorio agli anni più maturi ed adulti: eppure tale elongazione non genera dolore ad ogni vibrazione, perlomeno non lo manifesta con occhiate torve o melanconiche. I vagiti disincantati alla Paisley Underground di Love Usually Leads to Trouble, o le virate fresche di Sparkles, portano in dono un retrogusto scapigliato ma genuino, seguendo un flusso individuale che con sguardo di lato compatta e fa i conti con il passato, le sue emozioni dolce-amare; giungendo in tutta la sua fragranza all’amarcord ruggente di It Sound Like 90’s. I clap reiterati di Bad Habits Die Hard fanno da incipit a Burning the Midnight Oil, un convulso divenire tra darkeggianti dune sonore (à la Dark Continent) ed un cantato accigliato e marmoreo. La ballata pop viene rivoltata dai propri cardini nella solitaria Fearless, rallentando nello sofferto sfogliare pagine di memoria necessario/lenitivo per liberare il presente. Le ultime due tracce di Season Premiere sono quelle che preferisco, poiché cariche di quell’intensità che non ha paura di spogliarsi delle debolezze. Il primaverile mood (evanescenze Galaxie 500) di When We Were Young in cui la nostalgia s’inzuppa in grandi tazze di ricordi, senza sfaldare la vivacità dell’emozione; oppure la solennità di Spring Break Forever la cui mescola pop è autorevole, cangiante, con un gusto per l’armonia implacabile, ove ogni elemento giace naturale al proprio posto.
La stampa musicale specializzata (pure quella cartacea) ne ha esaltato il dinamismo, la variegata volontà di giocare con la musica ed i suoi stili; quindi questa breve analisi di Season Premiere non può far altro che confermare tale opinione. Aggiungerei solamente la grande forza di volontà, lo spirito mai arrendevole, oltre che alle capacità di composizione e scrittura di Antonio Tortorello / Country Feedback, che ha saputo reinventarsi, svelarsi e forse chiarirsi con grande coraggio, lealtà e capacità espressiva. Un disco sublime per capacità di suonare del rock omaggiandone le diverse storiche inclinazioni, senza penzolare stucchevole nel revival o nell’improvvisazione. Eppure così esclusivo, vivo, pragmatico. Ai margini di un rock già peraltro ai margini, è sempre un bell’ascoltare …
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recensito da Poisonheart