Schianto (ep) – Sarah Stride

Schianto Sarah StrideIn attesa di un album che uscirà in tarda estate, per ora godiamoci l’antipasto in formato ep di Sarah Stride (Sarah Demagistri) che con quattro brani granitici, infiamma un elettro-rock cupo e nebuloso dalle spiccate aspirazioni cantautorali. Schianto è un lavoro costipato e nevrotico, avvolto da un’energia che prende dall’industrial teutonico l’aura sibilante, con sfumature elettroniche cobalto ed molto intense (che sia la mano Kole Laca del Teatro Degli Orrori? Sì!), ed una propensione naturale alla melodia. In effetti il cantato intenso di Sarah (che in qualche maniera omaggia le grandi voci femminili della tradizione italiana) smorza la tensione ritmica di brani criptici e molto profondi, colorando con grande entusiasmo un tessuto musicale che nasce dall’underground e dall’alternative-rock. Se il riferimento ad una P.J. Harvey elettrificata appare scontato, è altresì indubbio il valore originale della proposta di Sarah Stride, che con più di diec’anni di esperienza artistica (dagli happening al teatro) affronta il panorama musicale indipendente con una sferzata di energia, specie nelle coraggiose scelte stilistiche. Testi-slogan taglienti che ricordano il Ferretti degli anni novanta, accompagnati da interpretazioni talvolta minimali, talvolta intensissime: il dinamismo di Sarah Stride rende la sua musica unica ed ammiccante allo stesso tempo!

Mosso da un’algida cadenza elettro-dark, Schianto indaga sulle meccaniche umane con la naturalezza di un elegia pagana; accorta negli arrangiamenti, crepuscolare nel divenire del chorus e in alcune parti, ove la voce viene diluita tra archi e synth barocchi. Stile elegante e grande enfasi espressiva sono gli ingredienti che avvicinano Sarah Stride ad una Chelsea Wolfe meno fatalista; così nella ferrettiana e gotica («il tempo era un dono all’inizio, non erano ancora arrivati i macellai») I Barbari, il gioco a rincorrersi di echi e cori, si fonde con il languore di una melodia lenta ed isterica allo stesso tempo. A rimarcare le evasioni darkeggianti, ecco Il Figlio di Giove (vedi videoclip) che si muove tra una cantilena impersonale e mono-tona (onde vocali sbarazzine e potenti sulla falsa riga di Nada) ed un perentorio ritornello graffiante e dalle spiccate velleità elettroniche. Anche qui, grande parsimonia negli arrangiamenti ed attenzione alle virate improvvise di volumi e velocità, delineando un lavoro di composizione molto fine ed intelligente. Chiude l’ep l’imprevedibile fantasia di Megarisentimento, che s’allontana ad ampie falcate dall’oblio wave, per abbracciare melodie più lineari e celesti, verso un elettro-pop raffinato e contrario alle banalità.
Sarah Stride in questo formato-mini s’allontana dai ruggenti schizzi dell’omonimo esordio del 2012 (da ascoltare e riscoprire), intonando sonorità più avvincenti e fresche, ma mantenendo inalterato il livello di empatia in liriche sempre molto taglienti e con discreti riferimenti personali. Se Schianto è il preludio al nuovo disco, non ci resta che attendere con fremito interesse, poiché i sentori sono decisamente buoni …

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recensito da Poisonheart

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