Pionieri della British Invasion: il biennio magico dei Kinks (1964-65)

Cresciuti tra jazz ed il rock ‘n’ roll i fratelli Raymond e Dave Davies iniziarono, come molti a Londra nei primi anni ’60, a suonare lo skiffle; poi arrivarono le serate alla William Grimshaw Secondary Modern School (nella quale conobbero il futuro bassista Pete Qualife), constatando un discreto interesse nei loro confronti. Dalla line-up al nome della band i cambiamenti erano costanti, e senza soluzione di continuità fino al 1963, quando la band assunse il nome di The Ravens e firmò un contratto con la Pye Records. Con l’entrata stabile del batterista Mick Avory, il quartetto assunse il nome “più alla moda” The Kinks, a rimarcare un modo di dire (kinky, riferito però ad un certo modo di vestire appariscente) molto in voga nei sobborghi londinesi.
You Really Got Me (single) - The KinksEra l’estate del 1964 quando i Kinks salivano al n.1 delle charts inglesi con You Really Got Me (nonostante i primi due singoli senza nerbo, tanto che la Pye stava ripensando a sciogliere il contratto); i Beatles sarebbero volati negli States per diventare leggenda, mentre gli Stones stavano testando l’intesa Jagger-Richards  che sarebbe sfociata di lì a poco  in qualcosa di sensazionale, e così a scuotere la nostalgica english summer ci pensarono i fratelli Davies.
Sfoderando un rock ‘n’ roll frizzante ed esagerato, ma con una base jazz non trascurabile, i Kinks, dapprima passano inosservati con i singoli Long Tall Sally e con You Still Want me, pubblicati all’inizio del 1964, per riscuotere più attenzione quando, aggregandosi in un tour con gli Hollies e Dave Clark Five, lanciano You Really Got Me.
Costruita con semplici power chords che spaziano veloci sulla tastiera della chitarra, il brano racchiude puntualmente la semplicità e l’immediatezza di un epoca. Repentini e spinti da una ventata di ribelle rock ‘n’ roll, i Kinks riuscirono a unire una melodia orecchiabile ad un impeto di energia giovanile che nella metà degli anni ’60 era in esplosione sfrenata.
Ray Davies in seguito spiegherà che la canzone nacque per caso durante il rifacimento della storica Louie Louie dei Kingsmen, riportata poi in auge dagli stessi Kinks. Un testo semplice e scanzonato, parla di una passione irrefrenabile per una certa ragazza; nulla di più immediato e giovanile per scalare le classifiche e scaldare le ballroom. In 3 minuti e spiccioli con altrettante strofe assonanti ed un chorus liberatorio e pronto al canto in coro, viene liberata un’energia nuova ed elettrica (con tanto di assolo nevrastenico da parte di Dave Davies impazzito).

L’album omonimo, poi edito nell’ottobre del 1964, raccoglieva trascurabili canzonette della tradizione inglese ed alcuni omaggi al mitico Chuck Berry; tuttavia il dinamismo del 45 giri portò non solo al successo in patria, ma anche ad un non trascurabile 7° posto nelle classifiche americane, da preludio a quella che sarebbe stata lo sbarco della  British Invasion in grande stile. A posteriori, e con una buona dose di azzardo, alcuni espertoni sentenziano che You Really Got Me possa considerarsi come la prima vera e propria canzone proto-hard-rock della storia; fa un po’ specie, anche se è innegabile la carica elettrica ed una velocità, che tuttavia può essere assimilato al garage-rock delle band statunitensi.

All day and all of the Night (single) - The KinksL’onda del successo non si arrestò per i Kinks, che in concomitanza con l’album di debutto, The Kinks, fecero uscire il quarto singolo, All Day and All of the Night. Se le premesse di You Really Got Me erano buone, in questo caso i Kinks si consolidano come fenomeno in patria, cogliendo il secondo gradino del podio nelle charts inglesi, e attestandosi nella top ten nella Billboard americana. Il brano nacque durante le registrazioni di You Really Got Me, e non a caso ne ricalca abbastanza fedelmente le dinamiche e la ritmica, tuttavia si differenzia per un maggiore sforzo nell’arrangiamento che la rende certamente più completa e vagamente melodica. Rimane oltremodo intatta la spontaneità con cui i Kinks si espongono al pubblico, testi semplici, diretti e ritmi indiavolati diventano un marchio di fabbrica. Da non sottovalutare nemmeno la velocità d’esecuzione, che rende la band molto più rock ‘n’ roll, senza disdegnare il pop mieloso sixities.
Ma se l’aspetto curato ed elegante dei quattro ragazzoni sembra rassicurante per i genitori ed i media inglesi, durante i concerti i Kinks si trasformano letteralmente in animali da palcoscenico, suscitando scalpore per le esibizioni sopra le righe ed al limite della rissa. Celebre, ad esempio, l’episodio al Capitol Theatre di Cardiff, nel maggio nel 1965 quando Dave Davies si azzuffò con il batterista Mick Avory dopo un battibecco sul palco; Davis finì all’ospedale, mentre Avory si difese definendo l’accaduto come parte dello spettacolo. Queste turbolenze, ripetute anche nel successivo tour statunitense, ebbero di riflesso una pesante (quanto inaspettata, però siamo sempre negli anni ’60) sentenza della American Federation of Musicians: il sindacato dei musicisti decise di bandire per quattro anni i Kinks dagli States, provocando un danno economico e d’immagine non da poco, visto e considerato il crescente interesse che le band inglesi stavano per avere d’oltreoceano.
All day and All of the Night rimane tra le canzoni più celebri del periodo, e grazie ad un revival molto spinto la sua energia è rimasta intatta sino ad oggi. Gli Stranglers in particolare, nel 1988, furono protagonisti di un ottima cover in chiave pop; mentre è certamente indissolubile  il legame della band e di questo 45 giri con il movimento giovanile della seconda  metà anni ’60, testimoniato anche grazie al film-cult The Boat That Rocked (‘I Love Radio Rock’, in Italia), nel quale il brano compare all’inizio della pellicola e nel trailer cinematografico.

Nel biennio successivo i Kinks, continuarono a mietere ottimi singoli (come Sunny Afternoon del 1966) fatti da un pop più elaborato e da uno stile compositivo che divenne più elegante in Ray Davis, trattando spesso tematiche sociali e bozzetti di vita quotidiana che rappresentavano un deciso passo in avanti rispetto al rock ‘n’ roll mordi e fuggi degli esordi. L’album Face to Face (1966) tocca così  l’apice artistico della band, che negli anni a seguire prosegue il suo allontanamento dal pop di classifica, per una musica più concettuale e barocca, quasi confinante ad un moderato progressive, ma ovviamente lontana dalle velocità e dalle energie degli esordi.

La Firma: Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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