Payaso – Les Spritz

Personalmente ritengo la fine degli anni settanta e quindi il proprio post-punk, come uno dei periodi più fertili per quelle che sarebbero stati i raccolti dei due decenni successivi. Eppure la maggior parte di questi precursori porta nomi pressoché sconosciuti, molti dei quali non sono sopravvissuti al primo ep. Ciò che contava allora, e a maggior ragione adesso, era la voglia di comunicare, di condividere esperienze, passioni, suoni e rumori sperimentali … paraddossalmente azzerando le distanze, oggi sembra tutto più difficile!

Les SpritzFigli di Sonic Youth con la coppola a cancellare quelle ciocche di capelli ribelli, i Les Spritz si fanno beffe del mondo giovanile così conviviale, digitalmente socializzato, falsamente alcoolico; ruggendo con un rutto garage ricco d’ispirazione e deframmentato dai cambi di tempo come non mai. Scabrosi nel loro sound da ginocchia sbucciate, allo stesso tempo adrenalinici e sghembi nel frastagliare le onde sonore con colpi di chitarra pieni d’eco e di riverberi. Devastante la battaglia tra basso e batteria per avere la meglio, fragoroso il risultato finale: uno stoner puramente suonato, limpido come una vodka cirillica. La Sicilia perde il proprio sole e s’inaridisce come una gola assetata all’ascolto di questo funambolico Payaso, a modo suo un concept fangoso sulle maschere, la personalità, l’effige tragicomica della vita. Underground allo stato pure, dissacrante, che come un fortissimo solvente stordisce i sensi, calca le orme di un indie costipato con qualche richiamo a bands nostrane di sicuro talento (Il Teatro degli Orrori o Super Elastic Bubble Plastic in primis, anche se io non baderei troppo a questo paragone); i Les Spritz fanno poi perdere le loro tracce, e scivolano via in un percorso sonoro complesso, articolato e di grande estro! In questo disco costellato di tanti personaggi grotteschi che forniscono l’incipit per altrettante ballate perniciose. I primi titoli che guizzano la curiosità sono Plinio Fernando (vedasi la saga Fantozzi, non aggiungo altro…), Satanetto, alias l’assistente dell’unico e solo Esorciccio, Alfonso Claps tele-imbonitore da emittente locale: emblemi della menomata memoria trash italiana, sempre oggetto di scherno e di derisione. Un garage anti-edonista che non soffre di solitudine, ma che grazie a velocità, una non trascurabile tecnica d’improvvisazione e frequenti cambi di tempo, rende il prodotto finale non solo ballabile ma dannatamente originale.

La title-track corre su rotaie infuocate, il ritmo è appena spezzato dai qualche colpo di piatto e da una generale atmosfera liquida che regge benissimo l’assenza di testi e voce. Emicrania è un vortice da caleidoscopio per varietà di suoni e colori, il basso pesante ma mai ossessivo, la chitarra che si denuda in riff paranormali, mentre una batteria epilettica viene colta da frequenti crisi. Da citare la chiusura col botto di Glasnost, che si riscopre sperimentale e cupa nel suo epilogo quasi lisergico.

Il rumore del tamburo che ruota sull’asse della rivoltella … bam! Un gran colpo questo disco!

 Les Spritz myspace
HYSM? Records sito ufficiale
Lemming Records myspace
Musica X Organi Caldi myspace

recensito da Poisonheart
 

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