Parallel Lines – Blondie

Parallel Lines - BlondieSe l’occhio vuole la sua parte, e Debbie Harry soddisfa sicuramente il palato dei maschietti, anche l’orecchio reclama la sua parte di goduria: Parallel Lines è un album fortunatissimo per i Blondie.
Tuttavia è anche l’album che taglia con il passato in modo netto. Se l’omonimo esordio (1976) era stato caratterizzato da suoni corposi, seppur ancora acerbi, e Plastic Letters (1977) era all’insegna di un efficace pop-rock bubblegum; questo disco del 1978 sceglie deliberatamente la strada di un pop leggero con qualche spruzzata di wave; viaggiando, ad ogni modo, su livelli accettabili. Sarà per la produzione di un mago della musica pop-commerciale anni ’70, come Mike Chapman, sarà per la fortunata tournée in UK nel 1978, o semplicemente per la presenza sempre più accattivante di Debbie Harry; fatto sta che Parallel Lines vendette tantissimo (ad oggi si stimano 20 milioni di copie!!!) proiettando i Blondie nel mainstream degli anni ottanta.

Certo non si rimane impassibili difronte a hits frizzanti come Hanging on Telephone, in cui la band riesce a creare un efficace sound a metà tra un pop coatto ed una wave molto ispirata seppur contagiata dall’esperienza maturata in ambiti punk e simili. Proprio questo brano fa la fortuna dell’album, un perfetto mix tra trasgressione (sessuale, magari) e pop spudoratamente radiofonico. One way or another, segue pressoché lo stesso ricettario, anche se in questo caso il pop è versato con più parsimonia verso uno swing ubriaco, che richiama le esperienze alternative al C.B.G.B’s: l’assolo centrale di Stein conferma la vena punk, mentre la Harry è irriverente e seducente nel suo cantato sporco e ritmato. Il lief-motiv del disco è presto tracciato e Picture This rappresenta un altro capitolo importante: una ballata d’amore semplice, incisiva (“spectoriana“) e per certi verse precursore del pop patinato che verrà. Anche questa diventa singolo che ottiene un discreto successo.
L’intro cristallino di basso, corretto da una chitarra leggerissima è l’inizio di Heart of Glass. Nel cocktail musicale servitovi si possono trovare tracce wave della tastiera di Destri, con tanto di effetti “spaziali”, consistente il giro di basso e ottimo arrangiamento. Alcuni fans sostennero che fosse un pezzo disco, e perciò accusarono i Blondie di tradimento verso le loro umili origini alternative. «Once I had a love and it was a gas / Soon turned out had a heart of glass» sono i primi versi di una lucente Harry, e si rischia di ‘cadere in amore’ ed intitolare un blog musicale!
Altro singolo da segnalare è Sunday Girl, pervaso di quella spensieratezza bubblegum che ha sempre contraddistinto i Blondie: pop fino al midollo, senza essere fastidioso. Il resto dell’album scivola via prevalentemente pop, tra alti (Fade Away and Radiate, bello l’intro di batteria e synth) e bassi (11:59, difficile non definirla da ballroom!)

Parallel Lines mostra già i sintomi di quello che saranno i Blondie di li a venire, negli anni ’80. Portandoli progressivamente ad abbracciare un sound più commerciale, flirtando con la disco-wave da sala, vedi successivamente il pluricelebrato Call me. Tuttavia questo disco rimane genuino e contiene almeno due delle tracce migliori dei Blondie: se al primo ascolto potrebbe suonare banale, al secondo qualcosa s’insinua dentro l’ascoltatore.
E’ il prezzo per il successo mainstream: per alcuni sempre meglio che continuare a suonare al C.B.G.B’s …

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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