Our Band Could Be Your Life – Michael Azerrad

Citando il titolo originale di questa raccolta (in Italia, American indie 1981-1991. Dieci anni di rock underground, curata da un esperto come Carlo Bordone) viene subito in mente uno dei “mantra” più significativi della musica dei Minutemen, coloro che assieme ai Minor Threat, in questa rassegna di band americane uscite dal punk, incarna meglio la stratificata etica indipendente. La penna è quella di un giornalista musicale attento ed esperto dell’universo indie, quello stesso Michael Azerrad che scrisse la prima, appassionata -e finora unica- biografia ufficiale dei Nirvana.

Michael Azerrad - American Indie (Our band could be your life)Our Band Could Be Your Life insegue le mini-epopee di alcune delle più influenti -a posteriori- band independent, spiegando come molti giovani alla fine degli anni settanta, tra Los Angeles e Washington D.C., abbiano avuto l’esigenza di fare, promuovere e divulgare la propria musica in maniera autonoma -spesso, con mezzi di fortuna ed in ristrettezze economiche-, arrivando dove il mainstream non poteva mai arrivare: diretti e spudorati al cuore ed alle orecchie di migliaia di aspiranti giovani della generation X.
I protagonisti sono coloro che hanno assimilato ben presto la lezione-truffa del punk inglese di John Lydon, cercando di sfuggire dall’atavica influenza hippie dei padri e trovandosi -in reazione a quello stesso turgido passato- dinanzi a culti e valori estremamente conservatori, parenti stetti dell’entusiasmo politico della neo-presidenza Reagan.
Tutto questo -e molto altro insito nella cultura americana- deflagra in diec’anni di musica rumorosa, violenta e potente: dall’hardcore dei Black Flag fino al lo-fi minimale dei Beat Happening, apparecchiando la tavola per l’esplosione mainstream di un genere etichettato come grunge, che andò a monopolizzare musica e moda giovanile nella prima parte degli anni novanta. Eppure questo corposo volume di 500 e più pagine, non è un racconto organico, bensì un appassionato resoconto di alcune delle più importanti band americane del genere e soprattutto delle piccole label nate per promuovere le realtà locali, ignorate dalla grande distribuzione. E’ probabilmente questo il fulcro dello studio di Michael Azerrad, legare indissolubilmente l’evoluzione del movimento independent con lo sviluppo -più o meno capillare- di queste piccole etichette. Dalla SST di Greg Ginn che legherà il suo nome quello dei Black Flag e toccando l’apice creativo nel 1984 con l’uscita di due album fondamentali per il decennio come Zen Arcade e Double Nickels on the Dime; passando per la Dischord e la sua etica morale straight-edge (niente alcool-droga-sesso), arrivando a realtà come la Sub Pop Records crocevia del grunge di Seattle.

«Il circuito dei party ebbe un effetto tangibile sulla musica della band. Fu lì che sviluppammo l’idea di suonare più canzoni possibile nel minor lasso di tempo, perché era un po’ come puntare una sveglia: potevi suonare per venti minuti prima che arrivasse la polizia. Sapevamo che avevamo un tempo limitato. La regola era: non fare rumore finché non attacchi a suonare, e poi vai giù duro finché quelli non si presentano alla porta»
Greg Ginn, Black Flag

Quello che si coglie con maggiore intensità da Our Band Could Be Your Life è il grande spirito di sacrificio di queste band durante la loro -spesso- breve carriera musicale: dalla registrazione grezza dei primi album, all’organizzazione autonoma di concerti e piccoli tour per l’America su furgoni scassati e con uno sparuto pubblico ad accoglierli spesso a mazzate. Il racconto nostalgico di Michael Azerrad è la fotografia sbiadita di un’epoca ed un modo di vedere la discografia che non esiste più, fondamentale per comprendere la musica dei giorni nostri.

In Italia, Our Band Could Be Your Life è edito per Arcana.

La Firma:  Il Gemello Cattivo

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